“420 grammi” la storia del piccolo Federico e dei suoi genitori.

parto-pretermine-bambini-prematuriQuante volte abbiamo parlato di prematuri, di quanto ogni giorno guadagnato prima della nascita possa essere determinante per la loro sopravvivenza, di quanto le cure si stiano perfezionando e perciò stiano garantendo una migliore prospettiva di vita. Ma cosa significa essere genitori di un piccolo prematuro? Cosa comporta a livello psicologico per un genitore dover accudire a distanza un figlio che si trova intubato in una incubatrice e quante complicazioni possono avvenire a mettere in difficoltà una piccola vità già in pericolo?

Due genitori di Milano hanno raccontato la storia del loro piccolissimo Federico in un libro intitolato 420 grammi (Urra edizioni, 15 euro), proprio come il peso del neonato alla nascita, neppure mezzo chilo a 27 settimane di gestazione, una storia di vita che vede protagonista la voglia di vivere di un bimbetto che oggi ha quasi due anni e sembra un piccolo come tanti. Spesso quando si vivono certe esperienze si sente la necessità di raccontare e condividere con gli altri la propria storia, e così hanno fatto Peter Durante ed Elide Esposito.

In Lombardia ostetriche a domicilio e pediatri di turno fino a mezzanotte

partoapgarA quante di voi è capitato che andando a partorire il secondo figlio abbiate avuto il timore di lasciare solo il primogenito? Quanto avreste desiderato uscire subito dall’ospedale per correre a casa a coccolare il neo fratello maggiore? Certo si può fare ma è a rischio e pericolo della mamma e del bimbo che si ritrovano privi di assistenza medica nei primi giorni successivi al parto. Nella Regione Lombardia una interessante iniziativa sta per essere inaugurata, cioè si avrà la possibilità di ricevere delle viste a domicilio da parte delle ostetriche per le mamme che decidono per la dimissione veloce a 48 ore dalla nascita.

“Sono iniziative che prestano grande attenzione ai più piccoli, anche sulla scorta dei suggerimenti raccolti dalle mamme e dai papà di Milano”.

ha detto Formigoni il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, nel suo progetto sanitario per Milano

stipsi

Se il bambino diventa stitico con lo svezzamento

stipsi e svezzamento

Una volta iniziato lo svezzamento è piuttosto comune che i bambini comincino a soffrire di stitichezza; questo avviene perchè con l’introduzione di alimenti di consistenza semiliquida e/o solida corrisponde necessariamente una variazione delle funzionalità intestinali che devono adeguarsi anch’esse alla nuova dieta del piccolo. Le feci potrebbero indurirsi ad avere difficoltà a defluire o il piccolo potrebbe trattenerle poichè avverte dolore nella defecazione.

Premesso che non necessariamente un bambino deve fare la popò tutti i giorni (anche ogni due giorni è nella norma) cosa possiamo fare noi mamme per dargli una mano a superare questo problema e ritrovare benessere e serenità? Anzitutto per combattere la stitichezza nel bambino è opportuno assicurarsi che assuma abbastanza liquidi oltre al latte; offritegli quindi la necessaria quantità di acqua durante il giorno e di tanto in tanto del succo di frutta (se il bambino è molto piccolo diluitelo). Cercate inoltre di fargli consumare i pasti sempre allo stesso orario e non fategli mai mancare alimenti ricchi di fibra quali cereali, frutta e verdura.

Gli spasmi affettivi, quando il bambino va in apnea

spasmi-affettiviCara mamma, ti è mai capitato di rimproverare il tuo bambino e di vedere che lui piange e si dispera a tal punto che alla fine gli manca totalmente il respiro e sembra stia per svenire? Questo tipo di manifestazione si chiama spasmo affettivo ed è un episodio di apnea che può capitare nel bambino dai 6 mesi fino ai 4 anni, anche se l’età in cui avviene più frequentemente è quando il piccolo ne ha due.

Questo tipo di crisi può avvenire secondo due modalità, la cianotica, causata spesso da rimproveri dei genitori, in cui durante l’episodio il bambino assume in volto una colorazione bluastra e la pallida, dovuta ad una paura (caduta etc), in cui il volto del bambino impallidisce. La crisi di solito avviene appunto con uno stimolo che provoca il pianto e successivamente l’arresto del respiro e visto che la respirazione è collegata alla funzione cardiaca, può anche avvenire che il battito rallenti fino quasi a scomparire per una manciata di secondi.

Combattere l’obesità infantile sin dalla nascita

combattere l'obesità infantile sin dalla nascitaQualche giorno fa ho parlando con una ragazza ho capito che la strada per far capire che un bambino per stare in salute non deve assolutamente essere paffuto è ancora molto lunga: pensate che era molto preoccupata a causa del peso alla nascita di suo figlio, 2,3 kg. Ora, qualche domenica fa vi ho parlato di quel bambino che a soli 2 anni pesa ben 40 kg, vi ho già parlato dell’aumento dell’obesità infantile e oggi voglio farlo di nuovo perché forse qualcosa almeno in America sembra si stia muovendo.

Il New York Times ricorda come l’obesità riguardi ben un bambino si dieci sotto i 2 anni di età: per questo è prioritario agire al più presto. E non posso che essere d’accordo con quanto affermato dal dottor Matthew Gillman, docente all’Università di Harvard (che avverte anche come la prevenzione nelle scuole sia un’azione tardiva):

Scordiamoci i bambini paffutelli con le fossette. Bisogna cancellare dall’immaginario collettivo l`idea che un bambino in carne è un bambino sano, mentre uno che piange cerca di dire che ha fame

Il bambino sta male, quando è il caso di chiamare il pediatra?

quando chiamare il pediatra

Prima o poi tutti i bimbi si ammalano; che ci piaccia o no anche il nostro pargoletto finirà per accusare disturbi come tosse, febbre, diarrea e così via.  Non sempre però è facile capire se il piccolo sta davvero poco bene, perchè talvolta i bambini manifestano il proprio stato di malessere con comportamenti insoliti come pianto eccessivo, irrequietezza, irritabilità, rifiuto del cibo, sonnolenza. Ma quando è il caso di rivolgersi immediatamente al pediatra? Sicuramente questo va chiamato subito quando il piccolo ha meno di tre mesi, anche se ha solo la febbre, mentre se il bambino è più grandicello è possibile aspettare qualche ora prima di allertare il medico giusto il tempo di osservare se i sintomi persistono.

Sindrome della morte in culla (forse) causata da anomalia battito cardiaco

SIDS forse causata da anomalia battito cardiaco

La SIDS (sindrome della morte improvvisa del lattante) o sindrome della morte in culla è purtroppo sempre un argomento di attualità; pensate che viene classificata tra le principali cause di morte dei piccoli dal primo al dodicesimo mese di vita.

In linea di massima avviene tra i due e i quattro mesi e colpisce circa 1 neonato ogni mille; purtroppo le cause sono ancora sconosciute ma esistono dei fattori di rischio. Sono ad esempio il dormire a pancia in giù, coperte, fumo di sigaretta dove dorme il piccolo …

Ora però a queste cause forse se ne deve aggiungere un’altra, suggerita dal professor Pascal Bousquet, della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ospedale Universitario presso l’Università di Strasburgo (Francia); secondo lui la sindrome della morte in culla potrebbe essere causata da un’anomalia nel battito cardiaco.

In Piemonte finite le scorte di vaccino esavalente, colpa dell’influenza A?

vaccino-esavalente-bambiniSembra un paradosso ma a causa del rumore mediatico, della paura per la possibile pandemia e della corsa ai vaccini contro l’influenza A, in Piemonte chi deve somministrare il vaccino esavalente, contro poliomielite, difterite, tetano, pertosse, epatite B e meningite da emofilo, non può. Le scorte di vaccini sono esaurite e nessuno sa quando le fiale torneranno ad essere disponibili, la cosa davvero sconcertante è che stiamo parlando di vaccinazioni obbligatorie e non facoltative.

La Glaxo, che produce per l’Italia il vaccino esavalente e per diversi altri Paesi, ma non per l’Italia, quello contro la nuova influenza, si è evidentemente concentrata sulla pandemia, rimanendo indietro con la produzione di fiale destinate ai bambini italiani.

giustifica così questa incresciosa situazione il dottor Vittorio Demicheli, direttore della Sanità pubblica del Piemonte.

Polmonite e broncopolmonite nei bambini

polmonite-bambiniBuongiorno mamme oggi vi parlerò della polmonite e broncopolmonite nei bambini, due patologie importanti che ovviamente a noi mamme provocano parecchia ansia. La polmonite consiste in un’infiammazione acuta del tessuto polmonare che può anche interessare i bronchi (broncopolmonite), in genere si manifesta successivamente a delle banali infezioni a carico delle alte vie respiratorie. Le cause di queste due malattie sono riconducibili principalmente ad infezioni virali ed in seconda battuta alle infezioni batteriche, i virus che sono i principali imputati della broncopolmonite sono  il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), l’adenovirus, il virus influenzale e quello parainfluenzale mentre per quanto riguarda i batteri i più frequenti sono il pneumococco, lo stafilococco, l’emofilo, la clamidia ed il micoplasma. Da ciò capiamo anche l’importanza delle vaccinazioni non obbligatorie per  il pneumococco.

I bambini sono obesi e i genitori non se ne accorgono

bambini obesi i genitori non se ne accorgonoL’obesità infantile è in aumento e la maggior parte dei genitori (ovviamente non tutti) sembra non accorgersene. Questo è il preoccupante quadro emerso da una ricerca olandese condotta su oltre 800 genitori e 439 bambini fra i 4 e i 5 anni.

Ai genitori sono stati chiesti il peso e l’altezza dei figli, sono stati misurati loro stessi e poi grazie ad alcune domande si è cercato di capire come loro vedessero i propri figli. E queste sono state le parole di Pieter Sauer, il pediatra che ha coordinato la ricerca

i genitori giudicano correttamente il proprio peso, sanno di essere sovrappeso od obesi. Quando però viene chiesto loro di indicare la sagoma che più si avvicina al figlio fra 7 diverse possibili, tutti i genitori dei bimbi normopeso scelgono una figura più magra. Purtroppo succede anche ai papà e alle mamme dei bimbi con problemi di peso: il 75 per cento dei genitori pensa che i bimbi in sovrappeso siano in realtà normopeso e li “riducono” di almeno una taglia. Un genitore di bambini obesi su due non riconosce il problema del figlio e lo vede come se fosse di almeno tre taglie più magro

Viaggiare in aereo con i bambini

viaggio-bambino-aereoQuando tu e tuo marito eravate soli eravate abituati a prendere e partire da un momento all’altro? Sentite la nostalgia di quella meravigliosa sensazione che solo la visita di un paese sconosciuto vi sa dare? Volete fare un viaggio in aereo con i vostri bambini ma avete mille domande nella testa? Vediamo di risolvere tutti i vostri dubbi. Partiamo con la prima regola di base, quando si acquista un biglietto aereo per i bambini viene subito chiesta l‘età del piccolo, un dato fondamentale visto che se lui ha meno di 24 mesi rientra nella categoria degli infant, non necessita di posto a sedere e dunque viaggia praticamente gratis. In caso contrario, cioè dai due anni in poi, il bambino diventa child e  purtroppo si ritrova a pagare quasi l’intero prezzo del biglietto, avendo bisogno di un suo posto a sedere. Raramente alcune compagnie aeree effettuano degli sconti per i child.

Lo strabismo: cosa è e come si cura

strabismo bambini da curare subitoIeri Micol vi ha parlato dell’ambliopia o sindrome dell’occhio pigro nei bambini; oggi grazie anche ad un interessante articolo contenuto nell’ultimo numero di Viversani & Belli vi parlo di un altro disturbo agli occhi molto diffuso tra i più piccoli, lo strabismo. Partiamo dalla definizione.

Che cosa è lo strabismo?

Lo strabismo è una deviazione di uno o entrambi gli occhi rispetto al punto di fissazione (gli assi visivi non sono, quindi, diretti verso lo stesso punto dello spazio) e viene distinto a seconda della direzione di tale deviazione: strabismo con-vergente (l’occhio è deviato verso l’interno), strabismo divergente (l’occhio è deviato verso l’esterno) e strabismo verticale (l’occhio è deviato verso l’alto o il basso) – Fonte: oftal.it

L’ambliopia ovvero la sindrome dell’occhio pigro

occhio-pigro-ambliopia-bambiniOggi voglio parlarvi dell’ambliopia o sindrome dell’occhio pigro nei bambini, un disturbo abbastanza banale e facilmente correggibile, che se trascurato però può diventare irreversibile. E’ molto importante perciò come prima cosa portare il piccolo ad effettuare una prima visita oculista almeno verso i due – tre anni, l’ambliopia infatti è curabile al 100% e i risultati sono maggiori, minore è l’età del bambino. La sindrome dell’occhio pigro infatti non dipende da un difetto dell’occhio, bensì dal cervello che ignora le immagini provenienti dall’occhio più debole, alla lunga ciò provoca uno sviluppo non corretto della visione e di conseguenza un calo della vista.

Io soffro di questo disturbo perché da bambina non sono stata sottoposta ad una visita oculistica, ed ora il mio occhio sinistro praticamente vede al 50%. Questo perché l’occhio pigro si può correggere entro i sei anni di vita, dopo questo periodo infatti il sistema visivo giunge alla sua maturazione completa poiché le cellule cerebrali correlate alla vista non si sviluppano più dopo questo lasso di tempo.

Un’esperienza di vita, tre giorni in un reparto di neurochirurgia infantile

bambini-malati-neurochirurgia-infantile-gemelliBuongiorno mamme, oggi voglio raccontarvi una storia, una cosa personale che però credo possa essere utile anche a voi, sotto molti punti di vista. Per me oggi è un giorno speciale perché dopo tre anni è la prima mattina che mi sveglio senza lo stesso pensiero fisso nella mente. Due giorni fa la mia piccolina è stata sottoposta ad un intervento chirurgico per togliere quella che i medici chiamavano “tumefazione”, un bozzetto che aveva sulla testa e con la quale è nata. Una cosa che cresceva con il tempo e che nessuno medico ha saputo dire cosa fosse, nonostante avesse fatto ecografie, tac e radiografie. Dopo aver girato diversi medici, ho avuto il nome di un professore di neurochirurgia infantile del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, Concezio Di Rocco che mi ha consigliato di asportare la ciste. Sono passati i mesi e un bel giorno siamo stati chiamati per l’operazione, la paura ci divorava e non sapevamo se essere felici di poter mettere (speravamo) la parola fine a questo incubo oppure essere spaventati da quanto ci aspettava.