La casa dei papà separati di via Calvino a Milano è forse uno dei pochi esempi di quella solidarietà sociale che in questi tempi di crisi, economica e dei valori, dovrebbe trovarsi ad ogni angolo di strada e invece, tragicamente, scarseggia. E’ una dimora per i nuovi emarginati e si trova presso il palazzo della Fondazione Fratelli di San Francesco del quale occupa due piani. A gestirla sono volontari, operatori, mediatori guidati da padre Clemente Moriggi.
Ma i padri di famiglia che dopo la separazione non hanno più “retto”, non economicamente almeno, non sono i soli ospiti dell’ostello. Insieme a loro la struttura ospita, oltre ad altri senzatetto, circa quaranta bambini di strada quasi tutti egiziani ma anche marocchini, albanesi, afghani. Bimbi di strada che in precedenza erano ospiti di un dormitorio in via Saponara, anch’esso gestito dai frati francescani.
E tutti insieme sembra siano riusciti a creare qualcosa che se non è una famiglia le assomiglia molto, forse perchè la “famiglia” è una di quelle cose che può declinarsi in molti modi differenti; il tempo libero questi padri senza una casa e questi figli senza un padre nè una madre, infatti, lo trascorrono insieme, aiutandosi e sostenendosi a vicenda.
I papà aiutano i piccoli a fare i compiti di scuola, giocano con loro, li aiutano a scoprire Milano ad imparare meglio la lingua italiana. I bambini immagino da parte loro ricambino con il calore che può dare solo un bimbo finalmente preso in considerazione, sotto la guida di un adulto, in un ambiente molto più adeguato alle sue esigenze di quanto non sia la strada o un dormitorio, magari dopo anni di solitudine e abbandono.
A me piace pensare che sia così. Che questa sia una storia di ordinaria solidarietà. Purtroppo isolata.
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