Il capezzolo rientrato (capezzolo introflesso) è una caratteristica che accomuna il 7-9% delle donne; può interessare uno solo o entrambi i seni ed è causato dalla brevità dei dotti galattofori (i canali che portano il latte al capezzolo), cui si associa la presenza di tessuti fibrosi. Si tratta di un fenomeno del tutto innocuo che non pone alcun problema di salute ma che può rappresentare una difficoltà per le neo-mamme che decidono di allattare.
Tuttavia per le donne che hanno i capezzoli in dentro nutrire il proprio bimbo al seno non è impossibile e vi spieghiamo perchè: anzitutto nella gran parte dei casi il capezzolo riesce a sporgere all’esterno spontaneamente, soprattutto nei giorni immediatamente successivi al parto, in secondo luogo esistono alcuni dispositivi esterni che, applicati sul capezzolo, ne agevolano la fuoriuscita.
In farmacia infatti è in vendita Niplette, uno strumento messo a punto dal chirurgo plastico inglese Douglas Mac George e prodotto dalla Avent, che permette di portare il capezzolo al di fuori del seno aspirandolo letteralmente mediante una pompa a siringa collegata da una valvola a un dispositivo di plastica che si applica sull’aureola. Basterebbero pochi giorni di applicazione costante per ottenere risultati notevoli.
Inoltre, forse non tutte sanno che è possibile fare degli esercizi di stiramento manuale (i cosiddetti esercizi di Hoffman) che consistono nell’afferrare il capezzolo tra il pollice e l’indice tirandolo in fuori fino a quando non si avverte dolore o, in alternativa, nel tirare il capezzolo verso l’esterno stringendolo con i pollici. Tuttavia questi esercizi per risultare efficaci andrebbero ripetuti almeno una ventina di volte al giorno e forse potrebbero risultare un po’ stressanti per qualunque donna.
In ogni caso, il capezzolo diventa leggermente più sporgente in gravidana e qualche sollecitazione manuale della mamma, mediante l’utilizzo di Niplette o gli esercizi di Hoffman, associata alla suzione del bambino dovrebbero far ottenere il risultato voluto.