L’Italia è un Paese sempre più vecchio. Lo dimostra il dato relativo al calo nascite, che nei primi sei mesi del 2016 ha toccato un trend negativo da record. Secondo le stime Istat è stato registrato un -6% rispetto all’analogo periodo del 2015, pari a oltre 14 mila bambini.
Le difficoltà economiche continuano a mordere, l’economia è in stagnazione e non riparte, le politiche a sostegno della famiglia si limitano a una pioggia di bonus una tantum, anno dopo anno, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Anche gli stranieri hanno cominciato a tirare il freno a mano, fanno meno figli rispetto a qualche anno fa (prima rappresentavano quasi il 20% delle coppie che facevano figli). E il nostro è destinato a diventare sempre di più un Paese per vecchi. Aggiungiamo che forse, a fronte di questi dati, la famosa campagna per il Fertility Day è stata un’occasione doppiamente sprecata.
Non sarebbe un bilancio completo se non tenesse in conto anche il boom relativo alla mortalità del 2015 con ben 49mila decessi in più rispetto al 2014 (+8,2%). Un aumento mai registrato che i demografi hanno spiegato dicendo che probabilmente freddo, influenza e poi caldo avevano portato al decesso moltissimi anziani fragili.
A guardare i dati del primo semestre 2016 la teoria sembrerebbe azzeccata. Si osserva infatti una forte riduzione rispetto all’anno precedente, di ben 24.600 morti, cioè il 7%. I valori tornano così in linea con quelli del 2014, cioè prima del picco, anche se restano un po’ superiori.
Il cosiddetto “saldo naturale”, cioè la differenza tra nati e morti, l’anno scorso aveva toccato il rosso record di 162mila persone perché i decessi erano stati 647mila. Quest’anno il valore negativo sarà dovuto piuttosto al calo delle nascite, e potrebbe attestarsi tra i 120 e 130 mila cittadini in meno. Il secondo valore più alto da quando questa voce è finita in rosso, cioè dal 1983.