L’età adolescenziale è uno dei periodi più delicati dello sviluppo, è infatti la fase in cui il bambino comincia a farsi un’idea sempre più distinta del proprio corpo, della propria sessualità e personalità, è anche il momento in cui si attua il primo reale distacco dalla famiglia e si avviano le prime “mature” relazioni di amicizia e di innamoramento.
Proprio a causa di tutto questo fiorire e pullulare di emozioni e sentimenti, i ragazzi potrebbero avere difficoltà a controllarli o incanalarli in maniera opportuna. È facile quindi vedere adolescenti che si risvegliano aggressivi o impassibili, eccitati o depressi, a giorni alterni.
Tra i comportamenti tipici dei ragazzi, specialmente di sesso maschile, gli attacchi di ira e di rabbia sono tra i più frequenti, e molto spesso genitori ed educatori non sanno come trattarli o che tipo di provvedimenti prendere.
I consigli degli esperti per calmare i bambini aggressivi sembrano andare tutti in direzione di uno sviluppo del rapporto dialogico tra loro e gli educatori.
Punizioni e reazioni di rabbia, magari più prepotenti di quelle che loro stessi hanno manifestato, non sembrano essere d’aiuto, contribuendo invece ad aumentare il livello di ira e creando un circolo vizioso, soprattutto quando questo tipo di atteggiamenti è il campanello d’allarme per qualche problema più serio o il segnale di qualche disagio più profondo. Nancy McElwain, professore associato per lo sviluppo umano dell’Università dell’Illinois (USA) ha spiegato che
“punire i bambini per la loro rabbia e frustrazione o agire come se i loro timori siano stupidi o soggetti a vergogna, può portare a interiorizzare quelle emozioni negative che, di conseguenza, causeranno altri problemi di comportamento”.
È bene dunque spiegare ai ragazzi che provare rabbia o tristezza è normale, succede a tutti e in tutti le fasi della vita!, e che il segreto per combatterle è trovare il modo più produttivo e meno deleterio per sfogarli.
Capire qual è il modo migliore e più consono alla personalità di ognuno per far sbollire le emozioni violente e negative (magari attraverso lo sport, le arti marziali, l’attività di volontariato, musicali o artistiche) evita ai ragazzi di nutrire sentimenti di rancore verso i genitori e gli educatori, per il solo fatto di non sentirsi compresi; ciò aiuta anche a non reprimere tali sentimenti, che potrebbero avere conseguenze spiacevoli per la loro salute mentale.
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