Quando l’Iphone prende il posto del ciuccio

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Quando noi eravamo bambine la mamma per distrarci e intrattenerci mentre eravamo in giro ci offriva bambole, peluche e sonaglini o ricorreva all’amato/odiato ciuccio. Al massimo, quando eravamo a casa, ci metteva a guardare la tv mentre sbrigava le proprie faccende domestiche. Noi mamme di oggi invece abbiamo sostituito tutto questo con l’Iphone e similari.

E’ questo quanto emerge da i risultati di un sondaggio condotto da una catena di supermercati britannica, secondo la quale il 27 per cento delle mamme ricorre al cellulare per distrarre il proprio figlio mentre il 25 per cento offre loro il biberon e solo i 9 per cento il famoso ciuccio. Il dato davvero sconcertante è che ai bambini, anche molto piccoli, viene permesso di trastullarsi con il cellulare di mamma anche per due ore di fila.

D’altra parte, lo sappiamo bene, impazzano le applicazioni, le app, dedicate ai bambini e siamo proprio noi genitori a farne manbassa per rendere ancora più appetibile la tecnologia agli occhi dei nostri pargoli. Giochi educativi, puzzle, libri certo nulla di nocivo ma non per questo preferibile a libri di carta e giochi di fantasia.

Perchè accade tutto questo? Forse perchè noi stesse per prime siamo stregate dal fascino di questi nuovi strumenti tecnologici che ci fanno apparire tutto più facile, più bello, il cui possesso stesso ci da soddisfazione. Peccato però che il loro utilizzo sconsiderato tolga molto alla fantasia, alla creatività, alla capacità di instaurare relazioni reali.

I pediatri americani sconsigliano l’esposizione davanti a qualunque tipo di schermo almeno fino a due anni di età e da più parti sentiamo che al sovraffollamento virtuale delle nostre vite spesso corrsiponde una solitudine reale. Forse il lato social delle nuove tecnologie è solo un’illusione e instradare i nostri figli su questa china è un errore che pagheranno da grandi.

Pensiamoci prima di perdere di vista il loro sguardo, perso dentro a un minuscolo schermo a cristalli liquidi.

[Fonte]

Photo credit | Think Stock

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