Avete presenti i burattini di pezza? Sono quei pupazzi, di solito con sembianze animali, che si indossano come un guanto e vengono così animati facendo muovere loro le piccole braccia e la bocca. Per puro caso (li ho ricevuti tutti in regalo) me ne ritrovo in casa una discreta quantità e posso dirvi quindi per esperienza che sono utilissimi; basta un po’ di fantasia infatti e si trasformano in un ottimo mezzo di intrattenimento ed educativo.
Spesso infatti per divertire mio figlio ancora in culla mi è bastato indossarne uno e fargli dire qualcosa con una vocetta buffa, mentre adesso che è più grande “delego” loro volentieri il compito di raccontargli una storia. Non di rado poi ricorro ai burattini per persuaderlo a fare qualcosa che si rifiuta strenuamente di fare (il bagnetto ad esempio) o per aiutarlo a riflettere su qualcosa che ha detto o fatto (lanciare un oggetto o rompere un giocattolo) o che gli sta accadendo.
Durante l’inserimento alla scuola materna, che è stato particolarmente difficoltoso, ad esempio, sono spesso ricorsa al loro aiuto per raccontare storie che avevano come protagonista un bimbo ( o un orsetto) che stava vivendo la sua stessa esperienza nella speranza così di aiutarlo a metabolizzarla.
Per renderglieli più familiari ho anche attribuito a ciascuno di loro un nome e delle caratteristiche di personalità precise (il burbero elefantino, lo sbadato asinello, il pauroso agnellino, l’allegra e spensierata coniglietta) e spesso è proprio lui, entrando in cameretta a chiamarli per nome guardando me con aria complice perchè dia inizio allo spettacolo.
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