Sono l’ultima di tre figlie e poichè le mie sorelle sono più grandi di me di qualche anno ho avuto la fortuna di crescere attorniata dai miei quattro splendidi nipoti. Oggi io non sono più una bimba ed anche loro sono abbastanza cresciuti; alcuni sono già adulti, altri sono invece nel fiore dell’adolescenza. Dell’infanzia di tutti loro ho dei ricordi abbastanza precisi e quando ripenso ai loro sorrisi, ai primi passi, alle loro vocine di bambini mi sembra incredibile saperli già alle prese con il lavoro, i primi amori, gli esami, la scelta delle scuole superiori; è in questi momenti che mi rendo conto di quanto sia passato veloce il tempo. Un po’ troppo forse ma tant’è…
A questo punto vi starete chiedendo perchè vi dico tutto questo. Il fatto è che oggi, mentre ero alla ricerca di una filastrocca per bambini da regalare a tutte voi mi sono imbattuta in un testo che mia nipote Martina, oggi 17enne, mi fece imparare a memoria a furia di recitarlo per tutta la famiglia durante un’estate di molti anni fa: Il bambino e il chicco di grano di A. Cuman Pertile, scrittrice e poetessa nata a Marostica. Rileggendolo ho sorriso al ricordo di quel visino incorniciato dai boccoli dorati, di quegli occhioni neri e fieri che ci tenevano tutti in ostaggio nei pomeriggi pigri e assolati della casa al mare dei nonni, “costringendoci” a guardarla mentre se ne stava ritta e orgogliosa sui gradini dicendo così:
Chiccolino dove sei?
Sottoterra non lo sai?
E lì sotto non fai nulla?
Dormo dentro la mia culla.
Dormi tanto ma perché?
Voglio crescer come te.
E se tanto crescerai chiccolino che farai?
Una spiga metterò tanti chicchi ti darò!
Aveva due o tre anni non ricordo bene e io, credetemi, ho guardato il testo pochissime volte mentre lo trascrivevo.