Durante la gravidanza una delle domande più frequenti poste ai futuri genitori riguarda il sesso del bambino. “Sarà maschio o femmina?” La risposta, specie nel caso di un neonato su 4-5 mila, potrebbe non essere così assodata. Già, perché ogni anno viene al mondo un numero di bambini dal sesso incerto, ovvero nei quali gli organi genitali non si sono completamente sviluppati, tanto da rendere impossibile dire se ci si trovi di fronte ad una bambina o ad un bambino. In questi casi è prassi procedere con una serie di indagini cromosomiche prima ed analisi ormonali poi, utili a stabilire quale sia la componente cromosomica predominante per poter poi stabilire il sesso del neonato. Entro i 6 anni di età l’iter si conclude con un intervento chirurgico mirato il cui numero, secondo i dati registrati, sarebbe raddoppiato negli ultimi 5 anni.
In occasione del Convegno organizzato per la celebrazione del ventennale relativo a questo tipo di operazioni del San Camillo-Forlanini di Roma si torna a parlare di sesso incerto nei bambini. A questo proposito la posizione del Comitato Nazionale di Bioetica è stato chiaro: l’intervento chirurgico dovrebbe essere effettuato non prima di tale età per far si che i bambini coinvolti abbiano una certa consapevolezza di ciò che andranno ad affrontare e diano allo stesso tempo una sorta di consenso.
Durante gli anni precedenti l’intervento, di contro, i bambini verranno monitorati soprattutto in relazione alla produzione di ormoni e alle risposte date agli imput educativi forniti grazie anche al sostegno dei genitori. Come afferma Aldo Morrone, direttore generale dell‘Ospedale San Camillo-Forlanini, negli ultimi 5 anni le richieste di tali interventi chirurgici sono aumentate tanto da avere superato le 350 operazioni. L’unico modo per poter definire con certezza il sesso dei bambini nei casi in cui questisiano affetti da disturbi della differenziazione sessuale.
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