Nascere prematuro non è facile, è un’avventura tutta in salita. Venire al mondo è già di per sé un evento sconvolgente. I neonato deve imparare tutto: a respirare da solo come a nutrirsi, figuriamoci se il tempo di sviluppo nel pancione materno non è stato sufficiente. È per questo che la scienza non si ferma sullo studio dei piccolini. L’ultimo studio ha dimostrato che le differenze etniche non hanno conseguenze sullo sviluppo dei bambini prematuri.
A sei mesi di vita hanno tutti le stesse dimensioni dei nati a termine della stessa età, sulla base delle medesime condizioni di assistenza e di nutrizione. Emerge da uno studio internazionale, appena pubblicato sulla rivista Lancet, coordinato dall’ospedale Sant’Anna di Torino, grazie al quale per la prima volta al mondo sono state redatte le Tabelle degli Indicatori internazionali sulla crescita dei prematuri.
È stato colmato un grande vuoto: non c’era un modello di riferimento della crescita postnatale dei bambini prematuri, indispensabile per guidare le difficili scelte nella loro nutrizione ed assistenza. Sono stati coinvolti otto Centri di ricerca ed assistenza in diverse parti del mondo (Brasile, Cina, India, Italia, Kenya, Oman, Usa e Inghilterra).
Che cosa si è scoperto? Così come per i feti e i neonati a termine, anche nei prematuri le differenze di crescita tra i vari gruppi etnici tendono ad attenuarsi in condizioni di assistenza e di nutrizione ottimali. In particolare il progetto è stato basato sulla promozione dell’utilizzo del latte materno fresco, opportunamente integrato, nei nati molto pretermine.
Il 90 percento dei prematuri che hanno partecipato allo studio e provenienti da diversi centri erano allattati al seno, alle dimissioni. Già questo è un segnale positivo per la loro salute futura. Gli standard redatti sono importanti per seguire la crescita dei pretermine: in Italia tra la 32ma e la 36na settimana, nascono circa 30.000 bambini all’anno (6% del totale).
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