La musica è un filo sottile che accompagna tutta la nostra vita ed è di grande stimolo per tutti noi. Così di stimolo che secondo uno studio appena pubblicato sui Proceedings National of the Academy of Sciences, l’ascolto e la partecipazione attiva (per esempio battendo il tempo con le mani) alla musica potrebbero favorire lo sviluppo di diverse abilità cerebrali dei bambini, in particolare quelle legate all’elaborazione dei suoni e delle parole.
Questa predisposizione si chiama effetto Mozart, secondo il quale, per l’appunto, l’ascolto di musica nella prima infanzia avrebbe un’influenza positiva sul cervello. Un effetto che, finora, non è mai stato dimostrato con certezza. Da questo studio non è arrivata una novità in materia. Infatti, i ricercatori hanno specificato che non è chiaro quanto durino tali effetti e quanta musica bisogna ascoltare per trarne un reale beneficio.
Sono stati esaminati 39 bambini di nove mesi di età, assegnandoli casualmente a un gruppo d’ascolto o a un gruppo di controllo. Nel primo, composto da 20 bambini, questi ascoltavano registrazioni musicali mentre i genitori li stimolavano a portare il tempo con le mani. I piccoli del gruppo di controllo, invece, non hanno subito alcuna esposizione alla musica. T. Christina Zhao, una degli autori del lavoro, ha commentato:
“Le canzoni ascoltate avevano un ritmo simile a quello di un walzer, scelto apposta perché più difficile da seguire per un bambino. Mentre erano seduti nello strumento per la scansione”, ha aggiunto Zhao, “i piccoli ascoltavano una serie di suoni musicali e di parole, riprodotti in modo che, di tanto in tanto, ci fosse una perdita del ritmo musicale. Il cervello dei bambini ha mostrato una risposta particolare all’interruzione del ritmo”.
Lo stesso fenomeno non è avvenuto nel gruppo di controllo, il che sembra indicare una maggiore sensibilità all’ascolto dei suoni e una maggiore capacità di elaborazione negli stessi. E che musica sia.
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