In una società contraddistinta dall’avento di una tecnologia sempre più alla portata di tutti (non c’è famiglia che oggi come oggi non possieda un personal computer o un telefonino di ultima generazione) non c’è poi molto da sorprendersi nel vedere un bambino, spesso di pochi anni, scorrere con abilità le sue piccole dita su uno schermo touch. Datronde anche i più piccoli, definiti dal magazine The Atlantic, la «Touch-Screen Generation”, trascorrono gran parte del loro tempo a contatto con la tecnologia, basti pensare ai tablet o ai lettori musicali.
E proprio a questo proposito i produttori si adattano nel proporre al pubblico giochi ed applicazioni pensati per i bambini. Fa sicuramente riflettere il cambiamento dell’evoluzione pedagogica se messa a confronto con 100 anni fa. Se allora la creatività dei più piccoli veniva espressa nel connessione con la natura, attraverso il contatto con gli elementi naturali quali la terra o la sabbia, oggi trova la sua massima applicazione sugli schermi touch dei nuovi prodotti della tecnologia.
Il tema, di grande rilevanza, è stato trattato dall’«American Academy of Pediatrics». In un rapporto del 1999 sconsigliava la visione della televisione ai bambini di età inferiore ai due anni e mezzo, mentre già nel 2006 di fronte all’evidente utilizzo di alcuni strumenti di elettronica da parte dei bambini molto piccoli, ha dovuto rivederlo. Nel 2011 a causa del rapporto di fatto esistente tra i bambini e la tecnologia, non viene più menzionato un divieto nei confronti dei nuovi prodotti tecnologici pur non facendo cenno alcuno alle app.
La rotta sembra quindi essere cambiata e lascia presupporre il fatto che l’utilizzo del touch da parte dei bambini non sia a questo punto del tutto sconsigliato. La differenza però la fa il tempo che gli si dedica che deve essere comunque regolamentato dai genitori e permesso solo in maniera controllata in modo che quella attuale non sconosca il piacere di usare carta e penna.
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