Il bambino ha avuto le convulsioni e noi genitori ne siamo terrorizzati. E’ questa una reazione del tutto comprensibile ma che non deve condurci a saltare a conclusioni affrettate. A suggerire come comportarsi ai genitori che hanno vissuto e vivono questa brutta esperienza è il dottor Massimo Mastrangelo, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia Pediatrica all’Ospedale Buzzi di Milano, in una interessante video intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Anzitutto, precisa Mastrangelo, con il termine convulsioni si indicano manifestazioni che insorgono improvvisamente e che hanno un inizio e una fine bruschi e una durata variabile da pochi attimi a giorni, alla cui base possono esserci diversi fattori scatenanti. Inoltre, aggiunge l’esperto, comunemente la convulsione è una crisi caratterizzata da un irrigidimento iniziale seguito da un tremore di tutto il corpo o di una parte di esso.
Ma cosa fare se il bambino ha una crisi convulsiva? Per prima cosa bisogna osservare il bambino e vedere in che contesto l’episodio si manifesta (prima o dopo i pasti, durante il sonno o la veglia e così via), quindi, piuttosto che correre al pronto soccorso, consultare il pediatra curante del bambino che, in base alla sua conoscenza del caso, potrà rassicurare i genitori o inviarli a un centro per la cura e la diagnosi dell’epilessia.
Tuttavia, le convulsioni nel bambino non necessariamente segnano l’esordio di una patologia epilettica; molti bambini infatti manifestano convulsioni quando hanno la febbre alta. Si parla in questo caso di convulsioni febbrili, molto comuni nella fascia di età compresa fra sei mesi e cinque anni e dovute, presumibilmente, a una predisposizione genetica. In questo caso, afferma ancora Mastrangelo, può essere utile il ricorso al paracetamolo per abbassare la febbre ma stando bene attenti a non esagerare (in questo senso è fondamentale il consiglio del pediatra) per evitare il rischio di intossicazioni.
[Fonte: Corriere della sera]