Il bagaglio dei bambini è qualcosa di gigantesco in moltissime famiglie. I genitori partono stracarichi per stare via una settimana. Non si sa mai?! Si dicono. Il bimbo deve avere tutti i cambi necessari per un clima caldo, ma anche in caso faccia freddo, tutti i suoi giochini, il pupazzo con cui altrimenti non riesce a dormire, le tre piscine (di diverse dimensioni) per fare un primo bagno in riva al mare e poi i braccioli, la ciambella e un kit contro le scottature.
Sono solo alcune cose, perché poi ovviamente voglia dimenticarci la culla, il passeggino, il marsupio, il seggiolone per la pappa al ristorante, lo zaino, ecc. Ci sono coppie che cambiano la macchina o noleggiano una monovolume per poter stiparla di cose per il neonato. Non parliamo di quanto è problematico dover prendere un volo. In questo caso le cose sono due: si rinuncia oppure si paga la franchigia per l’eccedenza, che di solito costa più del biglietto.
Pensandoci qualche anno dopo fa un po’ ridere, ma anche a settembre al ritorno dalle vacanze. Soprattutto perché ci si ritrova la cantina piena di cose inutili. Il bambino non ha mai usato le piscine e non ha mai guardato i giochini, ne bastava uno. Non si è mai scottato, perché oltre allo schermo totale e alla cura di non portarlo fuori nelle ore calde non c’è stato bisogno di altro. La domanda quindi è questa (e mi aspetto una risposta, care mamme), è davvero necessario portarsi la casa?
Negli anni sessanta c’erano famiglie che attraversano l’Italia in 500 e andavano in vacanza lo stesso, senza mettere il fasciatoio nella roulotte per i bagagli. La verità è che siamo noi genitori a non poter dividerci da tutte quelle cose che ci sembrano divenute indispensabili anche nel tempo libero, per non temere che qualche imprevisto possa rovinare le vacanze. Non è così. Per due settimane di fiere, sono necessarie solo le cose utili, quelle vitali. Tutto il resto può attendere.
Photo Credits| ThinkStock