Autismo nei bambini, come riconoscerlo e quali sono le cause

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L‘autismo, o Disturbo dello Spettro Autistico (DSA), è una condizione neurobiologica complessa che si manifesta nell’infanzia e persiste per tutta la vita.

Spesso se ne parla in maniera superficiale, ma è fondamentale comprenderne i sintomi precoci e l’approccio genitoriale. Già nei primi mesi di vita, tra gli 8 e i 12, possono emergere segnali come evitamento del contatto visivo e ridotta interazione.

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Come riconoscere un bambino autistico?

Il DSM-5 individua due aree principali per la diagnosi: deficit nella comunicazione e interazione sociale (scambio emotivo ridotto, difficoltà nella comunicazione verbale e non verbale, problemi nello sviluppare relazioni) e comportamenti ristretti e ripetitivi (ecolalia, stereotipie, resistenza ai cambiamenti, interessi limitati e iper/iporeattività sensoriale). I sintomi devono essere presenti fin dalla prima infanzia e limitare le attività quotidiane. Alcuni segnali precoci possono destare attenzione nei genitori:

Espressioni del volto e movimento degli occhi (0-9 mesi): La mancanza di sorriso sociale nei primi mesi e la difficoltà nel seguire gli oggetti in movimento entro i 7 mesi, così come una scarsa manifestazione di gioia e stati d’animo evidenti intorno ai 9 mesi, possono essere indicatori da segnalare al pediatra.
Suoni e comunicazione (fino a 7 mesi): Sebbene l’emissione di suoni e il farfugliamento siano tipici dello sviluppo, una qualità atipica del ritmo, associata all’assenza di strilli e risate, potrebbe richiedere un consulto specialistico.

Linguaggio (a partire dai 12 mesi): Un ritardo nell’eloquio rispetto ai coetanei è un segnale d’allarme. Sebbene circa il 20% dei bambini autistici non sviluppi un linguaggio verbale significativo, anche nei casi meno gravi il processo comunicativo può essere atipico. L’assenza delle prime parole intorno ai 12 mesi (come “mamma”, “papà”) e un vocabolario limitato a circa 20 parole a 24 mesi meritano attenzione.
Gioco: La mancanza di risposta al proprio nome, l’evitamento del gioco con gli altri, la difficoltà nell’imitare gli adulti o nel partecipare a giochi simbolici (come far finta con le bambole), suggerendo una difficoltà nell’immaginazione, possono essere ulteriori indicatori.

È fondamentale ricordare che la presenza di un singolo sintomo non è sufficiente per una diagnosi di autismo. È la combinazione di più sintomi e la loro intensità a determinare la necessità di ulteriori approfondimenti diagnostici. La gravità dell’autismo, inoltre, varia significativamente e dipende da una complessa interazione di fattori genetici e ambientali.

I tre livelli di gravità dell’autismo infantile e le cause

Si distinguono generalmente tre livelli di gravità dell’autismo infantile:

Livello 1 (Grave): Caratterizzato da un marcato ritiro dall’ambiente esterno, comportamenti ripetitivi e stereotipati molto frequenti e una quasi totale assenza di comunicazione verbale e non verbale.
Livello 2 (Intermedio): I comportamenti simili al livello grave si manifestano frequentemente, accompagnati da un limitato interesse sociale che può far apparire il bambino disinteressato alle interazioni.
Livello 3 (Lieve): I comportamenti ripetitivi interferiscono con gli scambi ambientali e l’interazione sociale. Il bambino può mostrare resistenza ai tentativi di interrompere le proprie ritualità.

Le cause dell’autismo sono principalmente genetiche con interazioni ambientali. La diagnosi si basa sull’osservazione comportamentale ed è auspicabile entro i tre anni per interventi precoci che migliorino la qualità della vita. La ricerca si concentra sui geni correlati, ma la predisposizione genetica non è una certezza di sviluppo. Interventi psico-educativi strutturati sono fondamentali per migliorare la vita delle persone con autismo e delle loro famiglie.

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