Si chiama BOB, che sta per Baby on Board, ed è un’innovativa incubatrice neonatale che si pone come scopo quello di salvare i neonati delle numerose aree del Mondo nelle quali il tasso di mortalità è altissima. Si stima, infatti, che il 75% delle morti avvenga a pochi giorni dalla nascita spesso a causa della mancanza di apparecchiature idonee, perchè troppo costose e difficili da gestire.
Le caratteristiche che la rendono unica sono il fatto di essere open source, low cost e stampata in 3D. E’ facile da trasportare grazie alla sua struttura modulare e si adatta alle più svariate esigenze, ma soprattutto è caratterizzata da un basso consumo energetico.
L’impiego di BOB si estende anche oltre l’ambito neonatale, essa può essere utilizzata in campo veterinario ed agricolo e può essere sfruttata per coltivare cellule e tessuti. Rappresenta, insomma, una notevole risorsa per i paesi meno sviluppati. L’incubatrice verrà presentata a breve, in occasione della Maker Faire Rome Edition, la più grande fiera europea dell’innovazione in programma dal 16 al 18 Ottobre a Roma, presso la Città universitaria della Sapienza.
E’ un progetto Open Biomedical Initiative, del quale rispetta la filosofia (costi contenuti e praticità di riproduzione in primis) e rappresenta un’iniziativa volta a supportare il settore biomedicale grazie all’ideazione ed alla distribuzione di strumenti e tecnologie 3D printed.
BOB, Baby on board, si colloca tra gli sforzi volti ad assicurare la sopravvivenza dei bambini delle zone più disagiate del Mondo. La carenza di acqua potabile e soprattutto di servizi medici adeguati stanno alla base dell’elevato tasso di mortalità non solo infantile ma anche materna. Nonostante sia in calo rimane comunque una grave piaga nei confronti della quale non si può fare finta di niente. Il 90% dei bambini si spegne in casa, privo di qualsiasi assistenza medica e ciò non può che fare riflettere.
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