Appena ieri vi abbiamo parlato di progressiva medicalizzazione dell’evento parto; sono molti infatti gli interventi medici eseguiti quasi di routine che non sempre invece si rendono necessari. Fra questi l’amnioressi, ovvero la rottura artificiale del sacco amniotico.
La rottura manuale del sacco amniotico (amnioressi o amniotomia) viene praticata dal ginecologo o dall’ostetrica non appena la partoriente ha raggiunto i 7/8 centimetri di dilatazione qualora la rottura delle membrane non sia già avvenuta spontaneamente; spessò però viene eseguita già a 4 cm di dilatazione per accelerare i tempi del travaglio (anche se non sempre questo accade) anche se in realtà vi si dovrebbe ricorrere solo per verificare il colore del liquido amniotico e valutare l’eventuale presenza di sofferenza fetale che richiede l’accelerazione dei tempi della nascita del piccolo.
L’amnioressi viene eseguita con un piccolo strumento simile ad un uncino chiamato amniotomo ed è del tutto indolore essendo la membrana totalmente priva di terminazioni nervose. Tuttavia, una volta che si sono rotte le acque le contrazioni diventano più dolorose; questo avviene perchè la testolina del piccolo, in assenza del cuscinetto d’acqua, preme direttamente sulle terminazioni nervose del collo dell’utero della mamma con il conseguente afflusso di ossitocina e l’intensificazione delle contrazioni stesse.
Anche se non comporta assolutamente alcun rischio nè per la mamma nè per il bambino, sappiate che l’amnioressi rientra fra quelle manovre mediche che non necessariamente dovrebbero essere eseguite come prassi in sala parto (viene eseguita invece nel 70% dei casi) e non deve essere praticata nei casi in cui ci sia troppa distanza fra la cervice e il corpo del piccolo.
Come raccomanda l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nelle sue linee guida per il travaglio ed il parto:
La rottura artificiale delle membrane, fatta di routine, non ha nessuna giustificazione scientifica e, se richiesto, si raccomanda solo in uno stadio avanzato del travaglio
Se siete vicine al parto e avete dubbi o perplessità in merito vi consigliamo di parlarne con il vostro ginecologo.
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