Il parto naturale è per certi versi qualcosa di lontano. Una volta le donne partorivano in casa, non esisteva l’epidurale, il parto cesareo programmato e l’induzione. È anche vero, però, che molte donne morivano dando alla luce il proprio bambino e che molti piccolini nascevano con gravissime complicanze. Come abbiamo detto in diverse occasioni, tra il nulla di un tempo e il tutto di oggi, esiste una via di mezzo. Via di mezzo che si sta cercando di ritrovare, soprattutto negli ospedali italiani, dove la medicalizzazione ha raggiunto numeri esagerati.
Il 25 percento dei parti nel mondo è indotto. Vuol dire che la donna deve essere aiutata, probabilmente con ossitocina, per far nascere il proprio piccolo. Considerate che il 25 percento è tantissimo, perché vuol dire che la gran parte dei piccoli occidentali nasce con induzione: le donne dei Paesi ricchi sono quelle che fanno meno figli e le mamme del Terzo Mondo difficilmente sono così fortunate da essere aiutate al momento del parto.
Il parto indotto è potenzialmente più doloroso, perché il travaglio è più rapido e partendo più velocemente il corpo non ha il tempo di affrontare le doglie con la giusta sopportazione. E non è tutto, molto spesso è collegato a difficoltà di allattamento. Rispettare i tempi di mamma e bambino vuol dire metterli nella condizione ideale per costruire un rapporto sereno e soprattutto avviare l’allattamento al seno senza grosse difficoltà.
Si parlerà di questo tema congresso “Allattamento alle soglie del III millennio” che si svolgerà all’Auditorium Santa Giustina a Padova il prossimo 29 marzo e che ospiterà i massimi esperti del settore a livello nazionale e internazionale. Tra i nomi illustri, anche quello Laurie Nommsen Rivers da Cincinnati (Ohio, USA), considerato un guru mondiale sul tema dell’allattamento. L’appuntamento è rivolto a ostetriche, farmacisti e personale sanitario, ma è molto importante che anche le donne sappiano qualcosa di più in tema di parto: non esiste solo il dolore.