Mancano pochi giorni all’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, che le famiglie italiane dedicano in genere ad allestire l’albero di Natale: l’abete è infatti uno dei simboli più rappresentativi del Natale, e che sia piccolo o gigantesco, vero o finto, carico di ogni genere di decorazioni o addobbato in stile minimalista, è una presenza irrinunciabile nelle nostre case dall’8 dicembre all’Epifania.
Ma da dove arriva l’usanza dell’albero di Natale? Ho fatto un giro un rete per darvi (e darmi) questa risposta, e sono rimasta davvero meravigliata dal fiorire di storie e leggende intorno a questa tradizione.
Essa affonda le sue radici nel mondo pre-cristiano, in quanto nel paganesimo l’albero (e a maggior ragione un albero sempreverde come l’abete) è simbolo della vita che si rinnova.
Una leggenda racconta che fu la contessa di Brieg, nel 1611, in Germania, ad utilizzare per prima un abete nel contesto natalizio: si narra che la nobildonna avesse addobbato il suo castello in occasione del Natale, poiché però un angolo le sembrò troppo vuoto, uscì in giardino, scelse un piccolo abete e lo fece portare, in vaso, nel salone.
C’è chi invece attribuisce i natali dell’albero di Natale (scusate il gioco di parole!) alla città di Riga, sempre in Germania, dove pare ci fosse l’usanza, già a partire dal XVI secolo, di addobbare un albero con datteri, noci, mele e fiori di carta.
Sembra comunque piuttosto condivisa l’opinione che l’origine di questa tradizione sia da ricercarsi nei paesi nordici (e del resto l’abete è una pianta che cresce prevalentemente nelle zone fredde) di fede protestante. Solo in un secondo momento (intorno al 1800) i cattolici accolsero questa usanza, tanto che con Giovanni Paolo II iniziò anche la consuetudine di allestire ogni anno un grandissimo albero di Natale al centro di Piazza San Pietro.
La leggenda sull’albero di Natale che ho trovato più bella l’ho scovata però su questo blog, eccola:
Quando Gesù nacque anche gli alberi, come gli animali e come gli uomini, vollero offrirgli i loro doni per consolare la sua povertà. Solo l’abete non aveva ancora fatto la sua offerta: infatti non sapeva che cosa dare. «Che cosa posso offrire, io, al Bambino? » chiese agli altri. « Tu! » risposero « tu non hai nulla da offrire. I tuoi aghi aguzzi pungerebbero il bimbo, e le tue lacrime sono appiccicose di resina ». Il povero abete si sentì molto infelice e disse con tristezza: « Avete ragione. Non ho proprio niente che sia degno di essere offerto al Bambino». Un angelo udì quelle parole; ebbe compassione dell’abete così umile e decise di aiutarlo. In alto, nel cielo, le stelle cominciavano a brillare. L’angelo chiese ad alcune di esse di scendere e di posarsi sui rami dell’abete. Esse obbedirono e il grande albero ne fu tutto illuminato. Il Bambino Gesù lo vide e i suoi occhi brillarono di gioia. L’abete ne fu tutto felice. Molti anni dopo, le persone che conoscevano questa storia presero l’abitudine di far brillare in ogni casa, la vigilia di Natale, un abete carico di candele accese, come quello che aveva brillato davanti al presepio.