L’acetone è un problema che colpisce tantissimi bambini, e che è in grado di determinare qualche piccola o grande preoccupazione nei propri genitori. In realtà, però, sarebbe opportuno rapportarsi con questa situazione con la dovuta calma e consapevolezza, intervettando tempestivamente i primi sintomi (i più comuni sono il mal di testa, un diffuso malessere, lo scarso appettio, i dolori addominali) e condividere con il proprio medico la possibilità di poter fronteggiare questo quadro certamente non incoraggiante, al fine di poter individuare i più efficaci rimedi, e donare al proprio bimbo il benessere che merita di avere.
Che cosa è l’acetone
L’acetone è un problema di natura metabolica che insorge quando l’organismo del bambino ha termianto la scorte di zuccheri a disposizione, utilizzabili per produrre energia, e inizia a prendere – per la stessa finalità – i grassi. Questo scenario può avvenire per diverse motivazioni, e non tutte sono necessariamente “gravi” (anzi): si pensi, ad esempio, alla possibilità di poter riscontrare un rialzo termico e dopo qualche giorno passato con la febbre e con scarsa alimentazione, dispende talmente tanta energia rispetto al precedente stato da richiedere più glucosio, che costituisce la principale risorsa di energia per il nostro corpo.
Se tuttavia l’organismo del bimbo ha già esaurito ogni riserva di zucchero per poter produrre l’energia che fino a quel momento gli è servita, non rimarrà altro da fare per poter produrre ulteriore energia intaccando la risorsa costituita dai grassi, i lipidi. E proprio quando si iniziano a bruciare i lipidi, si iniziano a formare i c.d. “corpi chetonici”, che nel loro percorso passano anche per le vie aeree producendo quel caratteristico odore che spesso rappresenta anche il segnale più tipico di acetone: un alito dall’odore ben riconoscibile, e che i genitori potranno facilmente captare come elemento di maggiore indicazione dell’acetone.
Come riconoscere l’acetone
Se avete letto con particolare attenzione le righe che precedono, dovreste ben avere intuito come sia abbastanza semplice cercare di riconoscere l’acetone nel proprio bambino, soprattutto se i genitori lo hanno potuto sperimentare una prima volta (e saranno così ben allenati a riconoscerlo ancora). Il primo e più tipico sintomo è infatti rappresentato dal caratteristico odore dell’alito del bambino, che saprà di frutta matura e sarà proprio condizionato dall’eccesso di acetone. La condizione è di norma accompagnata con altri sintomi facilmente riconoscibili, come il mal di testa, la spossatezza, l’inappetenza, i dolori addominali, il vomito, la disidratazione.
Come curare l’acetone
Per poter curare l’acetone è anzitutto necessario riconoscerlo correttamente e comprenderne l’entità. Può infatti capitare, ad esempio, che l’acetone compaia dopo un solo digiuno notturno, proprio per il fatto che le capacità dell’organismo del bambino sono piuttosto ridotte, e ridotta sarà anche la capacità di stoccaggio di zuccheri. In questo contesto la cosa da fare è semplicemente cambiare l’alimentazione del piccolo, che probabilmente è esageratamente ricca di grassi e zuccheri semplici, che esauriscono in breve il loro effetto. Il medico potrà pertanto consigliarvi di modificare il regime alimentare, andando a evitare la sera prodotti come le creme spalmabili, preferendo invece zuccheri complessi come quelli che si trovano nei cereali integrali.
Se invece l’acetone nei bambini è attinente a una crisi ben più intensa, l’obiettivo dei genitori – naturalmente, dopo aver sentito il proprio medico di riferimento – non potrà che essere quello di arginare le difficoltà dell’organismo del proprio piccolo mediante una terapia di maggiore impatto, che possa permettere al corpo del bambino di limitare la formazione eccessiva di chetoni. In questi casi può essere invece d’aiuto proprio assumere zuccheri semplici, pur in piccole quantità, come nel succo di frutto. Tuttavia se il bambino soffre di altri sintomi come il vomito (che è uno dei sintomi principali di una acetosi avanzata) è bene somministrare dell’acqua zuccherata o dei cucchiaini di succo, freddi.
In ogni caso, non possiamo rammentare che, soprattutto in questi scenari, è fondamentale parlare con il proprio medico dell’avanzamento della condizione, poichè potrebbe essere concreto il rischio di una disidratazione, che renderebbe invece immediato il ricorso al pronto soccorso, anche per poter valutare una reidratazione ingente, per via endovenosa. Cercate dunque sempre di parlarne in maniera tempestiva con il proprio medico al fine di evitare conseguenze più serie.