Sembra impossibile che ci siano zone del mondo dove, ancora nel 2011, le donne valgano meno degli uomini. Non stiamo parlando di un po’ di maschilismo, quello che purtroppo tocca ancora subire a tante signore italiane, ma a una discriminazione di genere che porta anche all’estinzione delle bambine. Tutto questo è realtà in un Paese come l’India.
A dirlo sono i dati dell’ultimo censimento che ha mostrato come le bimbe tra lo 0 e i 6 anni siano 7,1 milioni meno dei bambini. Nel 2001, quindi circa 10 anni fa, la differenza era di 6 milioni, mentre nel 1991 4,2. Come può essere? Ovviamente grazie all’aborto selettivo. Quando una famiglia indiana scopre di attendere una bambina tenta di eliminare questa gravidanza e in molti casi ci riesce. Ci sono motivi politici e soprattutto economici che spingono la popolazione in questa direzione.
Prima di tutto la povertà e la fame. Pensate che in India l’ecografia costa 500 rupie, circa 10 euro. Sono tantissime per chi non ha da mangiare, ma sono disposti a spenderle per scoprire il sesso del nascituro ed evitare di avere una femmina. La dote di una bambina costa 50 mila rupie: i conti si fanno in fretta e il risparmio è decisamente notevole.
È insomma una questione economica. La famiglia della bambina deve pagare il matrimonio e la dote, se non vuole essere esposta a vergogna pubblica. Non pensiate sia solo una scelta dettata dall’ignoranza. Secondo le stime l’aborto selettivo è molto più diffuso tra le donne istruite e nelle famiglie con un reddito medio alto. Inoltre, è decisamente meglio così, perché fino alla fine degli anni Novanta, spesso, le bimbe ancora neonate venivano abbandonate o uccise.
Il dato che sicuramente mi ha colpito di più è quello che maggiormente dà una dimensione al problema. Si stima, infatti, che negli ultimi 30 anni, in India siano stati praticati circa 12 milioni di aborti selettivi, praticamente un quinto degli italiani.
[Fonte: Sip]
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