Un aborto spontaneo è un evento casuale, più di uno consecutivamente invece può essere dovuto ad una causa prestabilita. Indagarla e trovarla è fondamentale per cercare di portare a termine la gravidanza successiva. Ecco come si fa, quali esami servono.
Sul versante femminile, gli esami preconcezionali sono particolarmente preziosi.
Le analisi per la tiroide rientrano comunemente tra questi, anche se la loro utilità (come quella dei dosaggi ormonali in genere) in questi casi è controversa.
Molto utilizzati risultano i dosaggi dell’omocistenemia e dei fattori trombofilici ereditari in soggetti asintomatici. Tuttavia non sembra che questi siano effettivamente utili nella prevenzione degli aborti ricorrenti, anzi congiuntamente le Società italiane di Trombosi ed Emostasi e quella di Ginecologia ed Ostetricia seguono al riguardo precise linee guida per evitare un abuso di anticoagulanti in donne incinte che non hanno reali problemi di trombofilia.
Importante la ricerca di anticorpi antifosfolipidi (per la Sindrome APS) che invece puà essere tenuta sotto controllo con la corretta terapia anticoaugulante prevenendo così la perdita del bambino.
Utile anche la mappa cromosomica di entrambe i futuri genitori ed altri test immunologici come pure il controllo precoce di eventuali infezioni vaginali e/o del collo dell’utero.
Immancabile infine l’ecografia pelvica e transvaginale per scoprire anomalie all’utero (come l’utero setto). In alcuni casi possono essere necessarie un’isterosonografia o un’isteroscopia diagnostica.
Per l’uomo al contempo sarà utile una valutazione della morfologia e del dna degli spermatozoi; non sempre però queste anomalie possono essere corrette.
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