Nel corso della gravidanza, può succedere che la futura mamma noti dei movimenti fetali un pò particolari: dei piccoli sobbalzi lenti e ritmici che possono durare a volte anche mezz’ora. Si tratta del cosiddetto singhiozzo fetale. Il piccolo, in realtà, non singhiozza ma esegue quelli che gli studiosi chiamano movimenti respiratori con cui il feto si allena alla futura respirazione. Durante il singhiozzo, il bimbo, muovendo i muscoli della gabbia toracica, imita perfettamente i movimenti toraco-addominali alla base del suo respiro dopo la nascita. Nella vita intrauterina, infatti, il feto non respira poichè è completamente immerso nel liquido amniotico e i suoi alveoli polmonari sono ancora afflosciati. Alcuni studiosi hanno osservato che il singhiozzo favorisce la maturazione dell’epitelio tracheo-bronchiale e del parenchima polmonare del feto. Il singhiozzo, inoltre, sembra che aiuti il bambino ad imparare come espellere il latte che potrebbe andargli di traverso una volta nato.
Con il singhiozzo, infatti, il feto impedisce al liquido amniotico di confluire nei polmoni, emettendo dalla bocca quello che inghiotte nell’utero materno. In linea di massima, il singhiozzo può presentarsi contemporaneamente a determinate azioni che la mamma compie quotidianamente come lo stendersi, l’alzarsi o il mangiare abbondantemente. Durante questi movimenti, infatti, può verificarsi una leggera riduzione dell’afflusso di ossigeno al feto che reagisce con sobbalzi lenti e regolari simili ad un singhiozzo e dalla durata variabile. Il singhiozzo nel feto inizia a manifestarsi già dopo i primi due mesi di gestazione e può anche essere osservato dal medico durante un’ecografia ma solo dopo la 22esima settimana.
Le future mamme non devono, quindi, spaventarsi quando avvertono il singhiozzo nel feto. Esso, infatti, non è pericoloso, non provoca sofferenza nel bambino e, anzi, lo aiuta a prepararsi alla vita extrauterina. Anche in caso di singhiozzo, qualora la mamma non si senta tranquilla è sempre opportuno che rivolga i propri dubbi al suo ginecologo di fiducia.
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