La conquista dell’autonomia e dell’indipendenza da parte dei bambini è un processo lento e a volte complesso. Il distacco dai genitori rappresenta sempre un’esperienza traumatica per i bambini nei loro primi anni di età. Per questo il momento della nanna è da sempre vissuto con angoscia. I bambini non vogliono andare a dormire per non separarsi dai genitori e spesso preferiscono restare nel lettone di mamma e papà piuttosto che allontanarsi nella loro cameretta. Il desiderio di dormire nel lettone dei genitori, quindi, non è legato a problematiche psicologiche o a carenze affettive ed educative ma semplicemente alla volontà del bambino di sentire la vicinanza di una persona affidabile in grado di proteggerlo durante la notte. Spesso, i genitori vinti dalla stanchezza e impietositi dalle richieste disperate del bambino, acconsentono a farlo dormire nel lettone. Il bimbo, però, in questo modo si sentirà autorizzato e in diritto di farlo costantemente e sarà più difficile in futuro convincerlo a trasferirsi nella sua cameretta. E’ bene, quindi, evitare sin dalla prima infanzia l’abitudine di dormire nel lettone.
Già dai primi mesi i genitori dovranno abituarsi a mettere il bambino nella culla appena mostra i primi segnali di sonno, preferibilmente quando il bimbo è ancora sveglio per farlo addormentare da solo. Se il piccolo si sveglia durante la notte è bene non accorrere subito, aspettando che si riaddormenti e intervenendo solo se il bambino continua a piangere senza riprendere sonno. All’età di 6 mesi è possibile trasferire il bambino nella sua cameretta, cercando sempre di non toglierlo dal lettino durante la notte appena si sveglia. Può risultare utile, quando il bimbo è piccolo, lasciare una lucetta accesa o, quando il bambino cresce, una lampada che lui stesso può accendere per rassicurarsi se si sveglia durante la notte.
Quando l’abitudine a dormire con mamma e papà è già ben radicata nel bambino, la situazione è di gran lunga più complessa. Il bambino,infatti, non ne vorrà sapere di andare nel suo lettino e nella sua cameretta e i genitori dovranno munirsi di molta calma e pazienza per gestire al meglio il tutto. Una buona idea è quella di alternare per il bambino le notti nel lettone a quelle in cameretta in modo da abituare gradualmente il bimbo al distacco senza inutili traumi. Durante le prime notti nel nuovo lettino, il bambino può sentirsi agitato e abbandonato: è importante stargli vicino e rassicurarlo. Il genitore può sedersi vicino al lettino e coccolare il bimbo, oppure può cantargli una canzoncina o leggergli una favola per favorire il sonno. Può essere utile permettere al bambino di portare a letto con se il proprio oggetto transizionale preferito. Dopo, è importante che il genitore dia la buona notte al piccolo e si allontani dalla cameretta. Il bambino sicuramente inizierà a piangere, ad urlare e a disperarsi ma è necessario che il genitore non si lasci impietosire. Se dopo diversi minuti il bimbo non smette di piangere, la mamma o il papà possono ritornare da lui cercando di tranquillizzarlo per poi allontanarsi di nuovo. Probabilmente sarà necessario ripetere la procedura diverse volte ma i genitori dovranno essere decisi e risoluti per ottenere buoni risultati. Se il bambino durante la notte si sveglia e si infila nel lettone, i genitori dovranno convincerlo a ritornare nella sua cameretta e se necessario prenderlo di peso e riportarlo nel lettino.
Quando si è riusciti nell’intento di far abituare il bambino a dormire nella propria cameretta, è possibile concedere al piccolo la possibilità di infilarsi nel lettone di mamma e papà al mattino appena sveglio per una dose di coccole sotto le coperte o quando è malato, spiegandogli sempre l’eccezionalità della situazione.
Abituare il bambino a dormire nella propria cameretta lo aiuta a sviluppare una personalità sicura e indipendente. Ricerche scientifiche, inoltre, hanno dimostrato che il 50% dei bambini che dormono nel letto dei genitori presenta disturbi del sonno, una maggiore ansia e problemi a relazionarsi con gli altri bambini.
E’ importante, quindi, aiutare il bambino a creare il proprio spazio vitale e favorire la sua indipendenza.
ma queste autentiche perle di saggezza da mercatino delle pulci da dove arrivano?
Come si puo’ spacciare per consigli e verità personali credenze, per altro per nulla affatto accreditate dalla letteratura scientifica piu’ recente?!
C’e’ gia’ quello spagnolo che tanto necessiterebbe di andare in terapia da uno bravo, per curare le sue turbe che invece propina abilmente in giro per il mondo, il caro estivill…
consiglio la visione di
http://www.youtube.com/watch?v=c8d5m3LYHws&feature=related
che forse lascerà chi ha scritto questo illuminante articolo compiaciuto. A me genera una disperazione infinita vedere un bambino abusato solo perche’ non ha sufficiente forza fisica e abilità verbale per surclassare i suoi aguzzini.
Ma perche’ non diciamo invece ai genitori che e’ normale e fisiologico che i bambini cerchino il contatto con loro, specie quando piccolissimi, e che soddisfare i loro bisogni significa insegnare loro a rispettare i bisogni degli altri……..
che tristezza…
Cara Barbara, credo che l’essere di un’opinione diversa da chi scrive, in questo caso la mia collega, sia assolutamente rispettabile e condivisibile, ma non credo che denigrarne il lavoro in questo modo sia giusto ne tantomeno costruttivo. Noi cerchiamo sempre di riportare tutti i punti di vista ma ovviamente non possiamo farlo in un solo post, altrimenti dovremmo scrivere una enciclopedia, spesso riprendiamo gli argomenti trattandoli secondo nuovi punti di vista. Tuttomamma ha da sempre un taglio molto preciso, assieme alle notizie scientifiche, alle pagine più rigorose e alle schede sui temi come svezzamento, allattamento etc proponiamo anche articoli più di taglio personale, anche rispetto alle nostre esperienze di mamme. In questo caso non capisco perché scagliarsi con tanto sprezzo verso l’autrice dell’articolo quando poteva essere sufficiente fare una critica solo sui contenuti. Le mamme non sono tutte uguali, e neppure i figli lo sono. E non credo che noi abbiamo mai sostenuto che i bimbi non abbiano necessità di contatto, credo solo che il nostro compito di genitori sia quello di educare i nostri figli al meglio, nel loro rispetto ma anche nel nostro rispetto (anche di coppia).
Cordiali Saluti
Cara Barbara,
Se lei è un luminare del settore saremo ben felici di lasciare spazio alle sue teorie scientifiche di cui, come lei dice, questo articolo è privo. Nel pezzo non si incita alla violenza sui bambini per abituarli a dormire da soli, ma si danno dei consigli, forse anche banali, che potrebbero servire alle mamme che intendono educare il proprio figlio a dormire da soli. Nessuno ha negato l’importanza del contatto tra madre e figlio ma questo non vuol dire che bisogna viziare i bambini e assecondare i loro capricci (perchè spesso di questo si tratta).
@ Chiara R:
Hai ragione, mi scuso sinceramente per essere stata offensiva.
Il tema del lettone e’ demonizzato molto facilmente nella nostra cultura, e i bambini facilmente visti come tiranni dei nostri spazi e artefici della distruzione della coppia.
Per me, la verità è che dovremmo dare ascolto agli impulsi e istinti che ci portano a soddisfare i bisogni espressi dai bambini, tanto più quando sono piccoli. Perchè è mostrando il rispetto per i bisogni che si insegna il rispetto per i bisogni. I bambini hanno un bisogno di contatto che non sempre risponde ai ritmi e ai modi che le nostre convenzioni sociali danno alla nostra vita, ma in questo loro sono piu’ istintivi di noi, che siamo più imbevuti di regole sociali, e meno di istinti fisiologici. Per questo spesso e’ importante affidarvisi.
Se noi sentiamo il bisogno del contatto e della vicinanza del compagno (o della compagna) di notte, perche’ non possiamo capire che la stessa esigenza la esprime, e a ragione, un neonato o un bambino?
Riguardo alla salute della coppia, questa è senz’altro messa alla prova da notti insonni, da ritmi mutati, ma e’ qualcosa di intrenseco alla coppia. Il bambino potrà solo avere l’azione di un evidenziatore, cioe’ mettere in luce un nodo da sciogliere: la capacità di vivere un’intesa sessuale appagante per entrambi i genitori, la capacità di trovare uno spazio affettivo per ogni membro della famiglia, etc., anche nella nuova composizione familiare.
Quello che non mi piace e’ sancire il principio che il bimbo nel letto e’ un pericolo per la coppia e allontanarlo un modo per renderlo indipendente. Sarebbe come dire che il lavoro minorile è la cura all’assenteismo e ai fannulloni.
Un bambino viziato o che tiranneggia i genitori e’ frutto di un complesso di scelte e comportamenti, dove il “co-sleeping” e’ un fattore che puo’ essere del tutto ininfluente.
Cio’ che non mi piace e’ insinuare che far dormire il bambino, o il neonato nella sua stanza da solo è piu’ salutare del co-sleeping. Perche’ questo crea sensi di colpa ed inadeguatezza nei genitori che sentono di voler assecondare un bisogno loro e del bambino di vicinanza. Tanto più quando gia’ si rischia di passare lontani la maggior parte della giornata e la notte diventa l’unico momento in cui dedicare contatto e vicinanza.
Il tema e’ articolato, io non sono un luminare sul tema, ma l’ho a lungo approfondito. Consiglio gli utili scritti di Alessandra Bortolotti, psicologa perinatale, http://psicologiaperinatale.it/PP/pubblicazioni.html
Grazie Barbara, approfondiremo l’argomento sul link che ci hai mandato, e restiamo a tua disposizione per discutere di ciò che ti piace e ciò che non ti piace del nostro blog.
Ciao