Abbiamo già trattato qui su Tuttomamma il tema dell’iperattività nei bambini, una sindrome che divide la comunità scientifica, alcuni sostengono che in realtà la malattia non esista e che sia solo una macchinazione della case farmaceutiche per spingere determinati medicinali altri invece ritengono che la ADHD sia una patologia vera e propria che necessita di una cura e di terapia psicologica.
E visto che oggi ho trovato questa nuova notizia sull’iperattività ho pensato di condividerla con voi. Da una ricerca della Nottingham University è emerso che dei premi dati al bambino in caso di comportamento positivo abbiano lo stesso effetto di un farmaco, l’importante è che il riconoscimento venga dato immediatamente in modo che il bimbo associ il regalo alla buona condotta.
La ricerca ha studiato l’attività celebrale dei bambini alla prova con dei videogames. Nel videogame i piccoli volontari dovevano cacciare gli alieni di alcuni colori ed evitare gli alieni di altre tinte, mentre la loro attività cerebrale veniva monitorata attraverso un elettroencefalogramma. L’attività ludica era stata studiata appositamente per verificare il tasso di resistenza alla tentazione impulsiva di catturare l’alieno sbagliato. Il gioco è stato poi proposto in due varianti, di cui una prevedeva un ammontare di premi e penalità cinque volte superiore all’altra. E in quest’ultima variante il premio attribuito ai giovani giocatori è risultato avere la stessa efficacia del Ritalin, uno dei più comuni farmaci utilizzati per mitigare la sindrome da iperattività, normalizzando le stesse aree del cervello (via corriere.it).
In pratica la promessa di un riconoscimento esercita lo stesso effetto della medicina in quanto il premio riesce a far mantenere la concentrazione ai piccoli in vista dell’obiettivo. Ovviamento ciò non vuol dire che le medicine siano superflue ma che sarebbe positivo miscelare le due “modalità” di cura.
Purtroppo che si voglia riconoscere o no sempre più bambini soffrono di iperattività e ciò è imputabile alla società in cui i piccoli si trovano a vivere, troppi stimoli e troppa fretta, una miscela esplosiva in cui il tempo non è mai sufficiente. Per fortuna esistono diversi gradi di iperattività, c’è il bambino che non sta mai fermo e passa da un gioco all’altro e c’è poi quello che per l’impulsività commette gesti pericolosi per se stesso e per gli altri. Magari proprio nei casi meno gravi è sufficiente la regola del premio senza dover somministrare nessun farmaco. Mi viene da pensare che forse dovremmo far nascere i nostri figli lontani dalle grandi città, effettivamente le nuove generazione nascono con il piede sull’acceleratore.
L’ADHD è una manifestazione fenomenologica e come tale non può essere aprioristicamente considerato una malattia o una non-malattia.
Ciò che si osserva dal punto di vista clinico può essere dovuto a diverse cause. Ad esempio l’ipertiroidismo potrebbe provocare sintomi simili oppure una lesione. In questo caso di cura il problema medico.
Vanno evitate accuratamente generalizzazioni rispetto alle possibili “cause”.
In Ogni caso non va curato l’ADHD.
Le teorie emotocognitive hanno dimostrato ad esempio che non va inserito il bambino in contesti di cura e che gli psicofarmaci non producono effetti di CURA. Parliamoci chiaro se il farmaco riduce l’ADHD per un periodo però produce gravi effetti collaterali quindi sviluppo altri disturbi questo è AVER CURATO LA PERSONA? o aver provocato problemi? Allora mi tengo l’ADHD se mio figlio mentre prende farmaci inizia a diventare depresso, rallentato o se inizia a pensare al suicidio.
Le teorie emotocognitiva sostengono che l’ADHD non sia una malattia, non vanno inserii i bambini nei contesti di cura ma va spiegato, secondo ai genitori COME FARE ovvero si basa su ciò che mantiene la sintomatologia all’interno del sistema ovvero su quelli che sono i processi di organizzazione disfunzionale anziché cercare cause incosce o simboliche oppure colpevolizzare i genitori. Non c’è nessun colpevole né i genitori né il bambino.
Il vero colpevole è l’ignoranza ovvero è un sistema di convizioni dominanti che fanno credere che ci sia un problema da risolvere.
l’ADHD rappresenta un disturbo che nasce dal tentativo del sistema ambiente di “aiutare direttamente” che ostacola i processi fisiologici di soluzione tensiva.
In pratica, per le nostre teorie emotocognitive il problema è dovuto esclusivamente da una normalissima attivazione dei muscoli che vanno in tensione perché il bambino cerca di resistere alla loro scarica naturale.
Insomma l’iperattività è di per sé la manifestazione di un processo normale che si cronicizza perché considerato anormale dal sistema.
I dati sul trattamento nei centri di psicologia emotocognitiva dimostrano che cambiando il modo di organizzazione ovvero semplicemente cambiando ottica di osservazione in pochisso tempo (poche settimane) l’ADHD va a remissione spontanea.
Quindi l’obiettivo è quello di informare come funziona il processo di mantenimento ovviamente secondo le nuove scoperte e non semplicemente informando su ciò che si crede siano tali processi!
Gentile dott. Baranello, la ringrazio per il commento e mi scuso se nel riportare la notizia ho magari usato dei termini sbagliati e comunque che possano indurre in una conoscenza fuorviata dell’iperattività, sarei molto interessata a capire meglio il suo punto di vista. Io sono solo una mamma che scrive per le mamme, dunque mi scuso ancora se ho trattata l’argomento nel modo migliore, ma questa notizia mi aveva colpito perché proponeva una “terapia” assolutamente costruttiva e non farmacologica, se le fa picere mi iacerebbe farle un’intervista su questo argomento.
Cordiali saluti
Micol Perugia
Blog Manager Tuttomamma