Il ciuccio, o succhiotto o tettarella che dir si voglia, è un oggetto caro non solo ai bambini, ma anche alle mamme; spesso infatti questo magico oggettino sembra l’unico modo per arrestare il pianto inconsolabile dei piccoli e dare un attimo di sollievo alla mamma. Tanto più che, a differenza di quanto accadeva non molto tempo fa, i pediatri oggi lo hanno “sdoganato”, ritenendo che, nei primi anni di vita, sono molti i benefici, sul piano psichico, che possono derivare al piccolo dall’abitudine del ciuccio: questo infatti lo rilassa e gli permette di autoconsolarsi quando ne ha bisogno.
Alcuni bambini smettono di cercare il ciuccio spontaneamente (mio figlio già a sei mesi non lo chiedeva più), altri invece faticano a separarsene, nonostante tutto l’impegno di mamma e papà. Tuttavia, trascorsi i due anni è opportuno che i piccoli lascino questa abitudine, pena l’insorgenza di problemi relativi all’arcata dentaria che rischiano di compromettere lo sviluppo dei denti.
Inoltre, un corretto uso del ciuccio impone che questo non venga mai intinto in miele o zucchero; questa abitudine induce certamente il piccolo a prenderlo più volentieri, ma non ci vuole molto a capire che rappresenta anch’essa, al pari dell’uso della tettarella oltre i due anni di età, un rischio per la salute del bambino poichè aumenta il rischio di insorgenza della carie. A questo si aggiunge il fatto che il bambino potrebbe abituarsi ad apprezzare solo i sapori dolci e rifiutare le poppate, che al confronto potrebbero risultare piuttosto insipide.
Ricordate inoltre che il ciuccio va mantenuto assolutamente pulito e igienizzato; diversamente può tramutarsi da alleato di mamma e bambino in pericoloso veicolo di germi e batteri nocivi; per questo motivo dopo ogni caduta va lavato e sterilizzato. Naturalmente questo non sempre vi sarà possibile, se vi trovate fuori dunque portatene con voi più di uno in modo da avere sempre pronto un cambio.
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