Si parla di gravidanza protratta quando il periodo di gestazione supera le 42 settimane complete, ovvero 294 giorni; esistono due tipi di gravidanza prolungata: quella biologicamente protratta, cioè quando è prolungata sia l’età gestazionale che quella concezionale, e quella cronologicamente protratta quando è solo l’età gestazionale ad essere prolungata.
Nel primo caso, il protrarsi della gestazione si ricollega ad anomalie dei fattori che provocano l’inizio del travaglio, e anche a causa di una predisposizione genetica; nel caso della gravidanza cronologicamente protratta, il prolungarsi della gestazione avviene spontaneamente, soprattutto nelle donne con cicli mestruali irregolari.
Quando la gravidanza si protrae è opportuno sottoporsi ai controlli prescritti dal medico per la valutazione del benessere del bambino; in particolare, va effettuato il monitoraggio cardiotografico, CTG, che serve a valutare l’attività cardiaca fetale, e la valutazione ecografica dell’indice amniotico, AFI, e quella morfologica della maturità placentare.
La terapia per la gravidanza protratta è la provocazione del parto entro il quindicesimo giorno di ritardo oltre il termine presunto, e prima che compaiono segni di problemi al feto. In che modo il parto viene provocato dipende dalla valutazione clinica complessiva della gravidanza, anche se, in genere, viene praticato il taglio cesareo.