Siete delle mamme che soffrono tantissimo di ansia da separazione del bambino? Prima di tutto, è una cosa assolutamente normale, dal momento che bastano poche ore di distanza dal proprio pargoletto per non capire più nulla. La paura, infatti, per una mamma è quella di non vedere più tornare il proprio bambino dopo che l’ha lasciato in qualche luogo. C’è un legame fortissimo, ma si deve considerare anche una fase di grande crescita pure per i genitori, che devono abituarsi a stare anche distanti dai propri figli e a non averli sempre vicini.
Eppure, questa tappa intermedia caratterizzata dall’ansia può essere affrontata dalle mamme in modo positivo, cercando di rendere più saldo e forte il legame con i genitori.
Quando inizia l’ansia da separazione
L’ansia da separazione comincia a insorgere nel corso dell’ottavo mese di vita, più o meno. Soprattutto nel bambino, ma ovviamente va a colpire anche la mamma, che rimane turbata da tutti i comportamenti messi in atto dal piccolo quando si deve staccare dai suoi genitori. Tra irrequietezza e un sonno un po’ più complicato, ecco che il bambino svela tale ansia con un gran numero di manifestazioni, che dipendono ovviamente anche dal carattere dello stesso e dal fatto che la mamma sia in grado o meno di dargli le giuste rassicurazioni.
Nel caso in cui l’ansia da separazione diventi qualcosa di fisiologico, ecco che allora determinate reazioni del piccolo potrebbero anche sembrare esagerate. Un pianto prolungato e quasi di disperazione fa in modo che l’allontanamento diventi veramente una tragedia greca. Eppure, le mamme hanno il compito di rendere questo momento decisamente più sopportabile. Devono dare una mano al bambino a capire come si può gestire tale ansia. Spesso e volentieri, infatti, tutte quelle manifestazioni finiscono per lo stressare pure i genitori, che hanno reazioni emotive magari eccessive.
Come comportarsi
La prima cosa da fare è quella di evitare di andarsene senza dare alcun tipo di spiegazione al figlio. Poi bisogna dire loro che torneremo, senza però andare a trattare con superficialità i sentimenti che il bambino sta provando in quel momento. E dare loro un oggetto su cui possano concentrare le loro attenzioni.