Il parto? Deve essere un’esperienza positiva positiva per la madre e per il bambino: questo l’obiettivo delle nuove raccomandazioni sul parto che arrivano dall’Organizzazione mondiale della sanità e pubblicate nel febbraio 2018 a distanza di anni dalle precedenti.
Si tratta di indicazioni relative a gravidanze fisiologiche, a basso rischio che puntano a evitare l’eccessiva medicalizzazione assicurando il massimo rispetto della neomamma.
Ridurre l’eccessiva medicalizzazione significa riservare solo a casi veramente necessari, interventi medici che vanno dal taglio cesareo (ancora troppo alto in Italia) alla somministrazione di ossitocina all’episiotomia, il taglietto del perineo (fin troppo abusato) e la manovra di Kristeller troppo rischiosa per la madre e per il bambino L’assistenza durante il travaglio e il parto dovrà essere rispettosa dei bisogni della donna rispettando la sua privacy, attenta alla comunicazione efficace con l’aiuto di un operatore sanitario che coinvolga la donna nelle decisioni mostrando empatia e un atteggiamento positivo nei confronti della partoriente, ma anche continua. La donna potrà scegliere un accompagnatore (compagno, ostetrica, doula) che le resti accanto per tutta la durata del parto.
Durata del travaglio
Non esistono tempi standard perché tutto tende a variare di donna in donna e di gravidanza in gravidanza. La fase attiva, che va dai 5 cm alla dilatazione completa, generalmente non supera le 12 ore nel caso di un primo parto e le 10 ore per i parti successivi.
Si parla poi di velocità di dilatazione: la normale dilatazione cervicale che procede di circa 1 cm all’ora, anche se le nuove raccomandazioni confermano che non è possibile stabilire una velocità di riferimento. Quindi la decisione di intervenire (con ossitona etc.) dipende molto anche dalle esigenze della donna. Ma il travaglio “fisiologico” di gravidanze a basso rischio dovrebbe esser garantita la possibilità di muoversi, di assumere la posizione desiderata, eventualmente anche di mangiare e di bere.
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