Come ben sapete, la gravidanza dura all’incirca quaranta settimane, ovvero più o meno nove mesi; è tuttavia difficile stabilirne il termine esatto a meno di non conoscere con precisione il momento in cui è avvenuto il concepimento. Il ginecologo stabilisce infatti una data presunta del parto che ha scopo puramente indicativo e spesso i bambini nascono qualche giorno prima o dopo quello indicato.
Se poi il piccolo per nascere attende più di qualche giorno oltre la data presunta questo è spesso per la futura mamma fonte di grande ansia e preoccupazione. In realtà però è piuttosto comune, soprattutto per le primipare, che questo accada; tuttavia il ginecologo, superata la quarantesima settimana di gravidanza, effettua alcuni controlli volti ad assicurarsi che il piccolo stia bene e non risenta della prolungata permanenza dentro al pancione: il monitoraggio, l’ecografia, e l’amnioscopia.
Monitoraggio
Il monitoraggio consiste nella registrazione del battito cardiaco del bambino attraverso il cardiotocografo; allo stesso tempo si rileva l’intensità di eventuali contrazioni uterine. Si tratta di un esame del tutto indolore che si effettua mediante l’applicazione sul pancione di una di fascia collegata ad un apparecchio che traccia il battito cardiaco del bambino.
Ecografia
L’ecografia permette in questa fase, come nelle precedenti, di stabilire la quantità di liquido amniotico sia sufficiente.
Amnioscopia
L’amnioscopia consiste nella proiezione di un fascio luminoso, attraverso uno strumento che viene inserito in vagina, allo scopo di osservare il colore del liquido amniotico il quale deve apparire limpido. Solo se quest’ultimo appare di colore scuro o verdastro il ginecologo procederà all’induzione il parto.
Se il parto ritarda dunque affidatevi alle cure del vostro ginecologo di fiducia, mentre invece non è il caso di ricorrere a rimedi casalinghi come salire e scendere le scale, fare bagni caldi o prendere purganti che potrebbero risultare anche dannosi oltre che del tutto inutili.
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