Dal 5 al 9 ottobre è in programma la settimana europea dedicata alla dislessia, disturbo specifico dell’apprendimento che colpisce il 3% dei bambini italiani. Spesso oggetto di dubbi e preoccupazioni, l’iniziativa mira ad aumentare la consapevolezza rigurdante il disturbo grazie ad una serie di incontri ed eventi. Ciò che preme sottolineare è come la dislessia non abbia a che fare con l’intelligenza.
I bambini dislessici sono semplicemente coloro i quali hanno un limite oggettivo nella capacità di lettura dovuta alla difficoltà di individuare e distinguere lettere e numeri, sillabe e parole. Si tratta di un disturbo che può essere accompagnato da altre problematiche e ciò ne rende spesso difficile la diagnosi.
Un recente studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e dai ricercatori dell’Unità di Psicopatologia dello Sviluppo dell’IRCCS Eugenio Medea ha dimostrato come i bimbi con dislessia evolutiva manifestino una certa difficoltà nell’elaborare il linguaggio verbale. Tale tipologia di problema può essere diagnosticata anche in età prescolare a differenza di quanto avviene per la dislessia classica la quale non può essere individuata prima degli 8 anni.
Ciò comporta un grande vantaggio, ovvero un intervento precoce. Purtroppo non è semplice per insegnanti e genitori riconoscere fin da subito la presenza della dislessia nel bambino, spesso difficile da affrontare non solo dal punto di vista didattico ma anche da quello che riguarda la sfera psicologica, diventando motivo di ansie e paure.
Combattere la dislessia, comunque, si può: per facilitare il bambino, oltre a garantire a gentori e insegnanti una formazione a riguardo, sarebbe bene mettere a sua disposizione dei programmi di sintesi vocale o di lettura facilitata grazie, ad esempio, alla regolazione della spaziatura tra le righe. Per approfondimenti leggete “Il rischio di dislessia può essere previsto grazie ad una risonanza al cervello” ed “Editouch il tablet per bambini dislessici”.
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