Il latte materno è il miglior alimento in assoluto per i neonati. Non c’è nulla che lo possa realmente sostituire, anche se i latti artificiali, ovviamente, sono prodotti eccellenti che hanno garantito e garantiscono la salvezza di mamma e bambino. Chi ne ha più bisogno? I piccoli prematuri che nella stragrande maggioranza dei casi non ricevono il latte della mamma.
Partorire in anticipo è un grande stress per il nostro corpo, la montata potrebbe non arrivare e il piccolo non ha la forza di stimolare il seno. Pensate, che secondo numerosi studi i bambini nati a termine e i bambini prematuri che sono alimentati con latte materno subito dopo la nascita hanno una possibilità di sopravvivenza sei volte maggiore. Si sa però che solo il 40 percento dei nuovi nati viene allattato in modo esclusivo nei primi sei mesi di vita.
La somministrazione di latte materno è ancora più importante per i bambini prematuri o gravemente malati, ma solo il 44% dei neonati assume già latte materno al momento della dimissione dall’ospedale. Come mai pur sapendo il beneficio di questo prodotto non si riesce a colmare il gap? Tra i motivi, ci sono le pratiche sanitarie adottate nelle UTIN di tutto il mondo che rendono complesso alimentare i neonati prematuri o malati in ospedale con un latte materno che viene spesso estratto da madri già dimesse.
È quindi molto importante studiare dei programmi strutturati per facilitare l’alimentazione esclusivo nelle terapie intensive neonatali. Ci vuole assistenza alla mamma, che già è stressata perché il suo bambino non sta con lei e ovviamente vive con un senso di ansia e di precarietà la situazione. L’allattamento può essere molto faticoso, ecco perché ci vuole assistenza e incoraggiamento. Per questo esistono ben due programmi: FiCARE (programma di assistenza integrato per famiglie) ed EPIQ (pratica concreta per il miglioramento della qualità nelle UTIN), che in tre anni dove applicati hanno dato un incremento del 50 percento.
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