Arriva negli Usa la baby box. Non si tratta, contrariamente a quanto si possa pensare nell’epoca dei servizi in abbonamento on line, di una tenera scatoletta contenente prodotti pensati per le mamme ed i propri bebè. Il loro intento è decisamente meno nobile, e fa riflettere. Le baby box, che potrebbero venire introdotte, per iniziare, in Indiana, sono delle scatole pensate per l’abbandono dei neonati, … già.
Potrebbero essere considerate come un’alternativa al classico abbandono presso i monasteri o gli ospedali dei neonati non voluti. Si tratta, in concreto, di una scatola di metallo simile, nell’aspetto, ad una incubatrice. Potrebbe, in un futuro immediato, essere avvistata presso le stazioni di polizia o dei vigili del fuoco, le chiese o le associazioni votate al supporto delle madri in difficoltà negli Stati Uniti.
Ma andando per un attimo oltre il presupposto che sta alla base del loro utilizzo, soffermiamoci a pensare come, almeno secondo quanto precisato dai rappresentanti dello stato dell’Indiana, esse potrebbero costituire un modo per salvare la vita ai bambini abbandonati dalle proprie famiglie. Si ricollegano infatti alla legge “Safe Haven”, diffusamente in vigore negli Stati Uniti, la quale prevede che i neonati possano essere lasciati presso gli ospedali o le stazioni di polizia. Una legge che ha consentito di salvare, come afferma Dawn Geras, presidente della fondazione “Save the Abandoned Babies” ben 2800 neonati a partire dal 1999, contro i 1400 abbandonati illegalmente dei quali solo un terzo è riuscito a sopravvivere.
C’è anche da valutare il rovescio della medaglia: i più critici ritengono che il ricorso alla baby box potrebbe costituire un incentivo all’abbandono facile e soprattutto come non sarà una scatola del genere a risolvere le situazioni di disagio che stanno a monte del problema. Riflessioni, queste, che hanno portato il Comitato delle Nazioni Unite a proibirne il ricorso in Europa.
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