Quello dell‘encopresi, ovvero l’emissione involontaria delle feci è un problema riguardante i bambini di età che va dai primi anni di vita fino ai 7-8 e che si riconduce a tutte quelle situazioni in cui il bambino evacui ripetutamente in ambienti e modi inappropriati per il contesto sociale in cui viva. Non ci troviamo di fronte tale disturbo nel caso in cui il comportamento sia dovuto all’effetto di un farmaco o ad un malessere passeggero. Dietro tale atteggiamento potrebbe anche celarsi un disturbo psicologico: meglio dunque non prendere alla leggera tale abitudine ma cercare di indagare a riguardo.
I bambini che soffrono di encopresi, difatti, sono affetti da ansia e sensi di colpa stando in allerta per la paura di essere giudicati. Le possibili cause possono essere moltiplici e variare in base all’età del bambino. Esse possono comunque venire raggruppate in cause di natura fisica, alimentare o psicologica. Tra le prime rientrano la presenza di ragadi o di morbi legati all’intestino, tra le seconde un’alimentazione povera di fibre e liquidi e ricca di latticini. Possono influire, infine, anche dei conflitti con i genitori o la paura di defecare o ancora il tipo di approccio che mamma e papà abbiano impartito al bambino nei confronti del vasino: fattori questi che rientrano tra le cause di natura psicologica.
Dopo avere effettuato gli esami del caso ed escluso cause mediche sarà bene valutare la salute mentale del bambino e le influenze familiari e procedere con diagnosi e relativa terapia che varia a seconda dell’età e delle cause. Qualora ci si trovi di fronte ad un’encopresi di tipo primario indispensabile sarà un lavoro di gruppo derivante dalla collaborazione di pediatra, neuropsichiatria e psicologo. L’encopresi secondaria invece è caratterizzata da una durata transitoria, legata magari ad alcuni specifici episodi accaduti al bambino e tende in genere a scomparire da sola.
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