L’anestesia epidurale (o peridurale) è il rimedio al quale molte donne in dolce attesa decidono di ricorrere nel momento in cui andranno a partorire per ridurre sostanzialmente il dolore. Non solo, è molto diffusa all’Estero, dove viene utilizzata nell’80 % dei casi. Tra i suoi aspetti positivi il fatto di far giungere la futura mamma al momento del parto meno stremata e quindi più partecipe della venuta al mondo del proprio bambino. Ma all’anestesia epidurale sono legate una serie di controindicazioni che, nei casi in questione, fanno si che il suo utilizzo non sia permesso. Fortunatamente queste si riducono a pochi e selezionati casi, ecco quali sono.
Il ricorso all‘anestesia epidurale è vietato in tutte quelle donne che presentino un’alterazione della coagulazione, in genere dovuta al mal funzionamento del sistema emostatico. Non solo, non è consentita anche nei casi in cui si stia seguendo una terapia anti-coagulante e di conseguenza si stiano assumendo delle sostanze in grado di rallentare o inibire il processo di coagulazione del sangue. Ancora, non è permessa in tutti quei casi in cui si stia seguendo una terapia anti-aggregante piastrinica correlata all’assunzione di farmaci mirati alla diluizione del sangue. Anche le infezioni del sangue rendono impossibile il ricorso all’anestesia epidurale, così come le emorragie.
L’epidurale è vietata altresì in presenza di altri fattori non strettamente legati al sangue come ad esempio la presenza di una colonna vertebrale anatomicamente patologica o il semplice mal di schiena. Ultimo fattore che non permette il ricorso a tale anestesia è una dilatazione inferiore ai 4 cm.
In conclusione è doveroso precisare che ogni caso vada vagliato di volta in volta dal medico grazie anche al ricorso, ove previsto, dello screening durante la consueta visita prevista nell’ultimo trimestre per decidere sul da farsi in modo da venire incontro alle esigenze della futura mamma.
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