Le emorragie post partum sono un tema delicato che spaventa moltissimo le donne. Quali sono le cause? Molto spesso un forte sanguinamento si manifesta a seguito di un secondamento difficile: la placenta potrebbe non essere espulsa naturalmente o magari potrebbe rompersi proprio durante l’espulsione. La causa principale potrebbe essere un utero atonico, anche se alle volte potrebbe essere provocata da un’anestesia miorilassante o da un travaglio troppo lungo.
Dopo il parto, l’utero dovrebbe continuare a contrarsi per eliminare la placenta, ma anche nei giorni successivi per tornare della dimensione originaria. A volte questo meccanismo non si mette in moto. I medici come devono intervenire? Prima di tutto il ginecologo deve valutare prima del parto lo stato di salute della donna: anemia, fibromi uterini, eventuali emorragie nel post partum della prima gravidanza, ma anche gestazione multipla, ecc.
Una volta espulsa la placenta, l’ostetrica o il ginecologo dovranno esaminarla con cura. Il secondamento deve avvenire tra i 30 e i 60 minuti dopo il parto, non di più. Se non è perfettamente intera, dovranno intervenire per rimuovere quei pezzettini rimasti attaccati all’utero. In che modo? Purtroppo, attraverso un raschiamento. È molto importante questa fase perché deve bloccare l’emorragia e prevenire l’insorgere di eventuali infezioni.
I medici valuteranno anche la quantità di sangue perso. Dopo il parto potrebbe essere necessaria un’integrazione di ferro o magari, in casi rarissimi, anche una piccola trasfusione. Nei casi più gravi, se l’utero è compromesso, potrebbe essere necessaria la legatura delle arterie ipogastriche o l’isterctomia.
Mi raccomando, non dobbiamo vivere questa situazione con ansia. Considerate che al parto comunque perderete un po’ di sangue (fino a un quarto di litro è tutto normale), a causa delle lacerazioni che possono verificarsi in vagina. Fate però attenzione nei giorni successivi al parto: in caso di choc o eccessiva debolezza è bene tornare in ospedale per un controllo.
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