È il più atroce dei dolori. Trovare il proprio bebè senza respiro nella culla. Purtroppo capita ed è uno choc enorme, da cui forse un genitore è destinato a non riprendersi più completamente. Settimana scorsa, un piccolo di 8 mesi si è sentito male in un rifugio di montagna in Valle d’Aosta e non c’è stato nulla da fare. L’autopsia ha verificato che si è trattato di un caso di morte in culla.
In molti hanno subito puntato il dito: i bambini non si portano così in alto, i genitori non sono stati abbastanza attenti, ecc. gli esperti non sono d’accordo: nessuna imprudenza. Ancora una volta ha colpito, silenzioso, la Sisd. Il bimbo, secondo gli accertamenti, è morto per problemi respiratori che potrebbero essere stati causati da una posizione sbagliata e involontaria del bambino.
I sensi di colpa che hanno investito mamma e papà sono enormi. Si chiedono cosa avrebbero potuto fare per prevenire questo incidente. Non sono saliti in quoto all’improvviso, ma hanno impiegato 5 giorni a passare dai 1600 ai 3000 metri, seguendo con scrupolo le indicazioni del medico.
Ricordiamo che la Sids sta per la sindrome della morte improvvisa del lattante e ha un’incidenza statistica inferiore all’uno per mille. Il dato è piccolissimo, ma è giusto fare sempre molta attenzione al bimbo. Certo 8 mesi sono già un’età in cui i genitori potrebbero sperare di essere fuori pericolo. Ricordiamo che ci sono dei fattori di rischio che possono essere evitati.
Tra questi troviamo il fumo in gravidanza e il fumo passivo, la temperatura troppo alta in casa, mentre l’altitudine non è pericolosa per la Sids. Bisogna fare attenzione, invece, ai lettini da campeggio e ai relativi materassini. Non utilizzate troppi cuscini durante il riposo del bambino, così come vanno evitati i sacchi. Per quanto riguarda il trasporto in macchina e non solo: gli ovetti vanno bene per i piccoli con più di tre mesi, i più piccoli devono stare nella navicella.
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