L’amniocentesi è l’esame che più preoccupa le mamme in attesa, perché ha un rischio di abortività abbastanza elevato (1 su 100) e poi perché prima dei 35 anni non lo passa la sanità pubblica. Sono numerosi i dubbi che affliggono una donna: la faccio lo stesso oppure no? E se poi dovesse andare male? E se invece spendo tanti soldi per avere la conferma, inutile, che il bimbo sia sano? Una volta scoperto che può avere la sindrome di Down, che faccio?
Sono domande che le donne si fanno. C’è poco da fare. Consideriamo ora una serie di questioni. L’amniocentesi è un esame diagnostico sicuro al 99 percento e può essere effettuato alla 16esima settimana. Abortire al quarto mese è davvero molto difficile: la gravidanza è già avanti, come minimo avrete visto il bambino almeno in un paio di ecografie e sarete sicuramente in quella fase magica, in cui si sogna l’arrivo del piccolo.
Aggiungiamo poi che come screening prenatale viene proposto un esame statistico. Si tratta del famoso bitest, che oltre a calcolare le dimensioni del feto (dalla traslucenza nucale all’osso nasale) incrocia i dati con un esame ormonale. È affidabile al 90 percento circa e poi ha un 5% di falsi negativi e un 5% di falsi positivi. Infine, bisogna aggiungere i costi. È brutto essere venali in questa situazione, ma ci sono donne che hanno difficoltà a pagarsi certi esami. L’amniocentesi, fatta privatamente, ha un costo variabile tra i 700 e i 900 euro, mentre il bitest varia tra i 200 e i 300 euro.
La prassi più comune ormai è la seguente: fare il bitest, attendere il risultato e solo successivamente decidere se optare per l’amnio. Bisogna valutare semplicemente i numeri: se ho un rischio di avere un figlio Down che è 1 su 10.000 vale la pena di rischiare un esame con un rischio di aborto che è 1 su 100? La risposta non l’ho ancora trovata. Credo che ognuno di noi sappia che cosa sia giusto: non si possono affrontare nove mesi con l’ansia opprimente che una statistica non sia affidabile e non si può neanche fare a cuor leggero un esame così importante?
La cosa da fare è parlarne nella coppia e decidere insieme. Starsi vicini e soprattutto supportarsi. Qualsiasi cosa succeda, domani, non si deve incolpare il partner. Deve essere una decisione presa in due, non subita. E poi, la gravidanza sarà comunque un successo. Ricordiamo che il 90 percento delle ansie materne sono solo il frutto della vulnerabilità del momento.
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