Le malformazioni congenite dell’utero interessano circa il dieci per cento di tutte le donne e circa il tredici per cento di coloro che vanno incontro ad aborti spontanei ripetuti presentano una qualche forma di anomalia della struttura dell’utero. Anche se in genere sono del tutto asintomatiche è opportuno che il medico valuti la possibilità di una malformazione dell’utero se la donna ha difficoltà a portare a termine una gravidanza o accusi disturbi come dismenorrea e dolori durante i rapporti sessuali.
L’utero setto è la malformazione uterina congenita più diffusa. Come l’utero bicorne, di cui vi abbiamo già parlato in un post prcedente, deriva da un difetto nella fusione dei due corni di Muller (entrambe appartengono infatti a un gruppo di malformazioni dell’utero definite Mulleriane) ma in questo caso l’anomalia riguarda solo la cavità uterina che risulta divisa in due parti da una membrana fibrosa, il cosiddetto setto, che si diparte dalla base dell’utero in direzione del collo.
Più precisamente si distinguono: utero setto totale o completo e utero setto parziale o subsetto. Nel primo caso l’utero, o meglio la cavità uterina, è completamente diviso in due parti, nel secondo caso invece la divisione della cavità uterina non è completa. In ogni caso, l’utero setto non da sintomi tranne in alcuni casi in cui vengono avvertiti dei dolori durante i rapporti sessuali.
Questo tipo di malformazione non è causa di infertilità ma sembra che in una certa percentuale di casi possa causare, anche quando è di modesta entità, aborti spontanei ripetuti e parto prematuro. La diagnosi può essere fatta solo in prima battuta attraverso l’ecografia ma per averne la certezza occorre sottoporsi ad analisi più accurate quali isteroscopia o laparoscopia. Quest’ultima, in particolare, permette di distinguere senza ombra di dubbio l’utero setto dall’utero bicorne.
Nelle donne affette da utero setto che hanno difficoltà ad avere un figlio o che hanno avuto aborti ripetuti la terapia consiste nella metroplastica che viene eseguita attraverso isteroscopia. Si tratta quindi di una metodica poco invasiva.
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