Un bambino costa. C’è poco da fare. Non esiste solo la gioia per il lieto evento. Le mamme in attesa lo sanno bene, perché devono affrontare i famosi nove mesi preoccupandosi (anche) di allestire la cameretta per il nuovo arrivato e il corredino. Recarsi per la prima volta in un negozio dedicato all’infanzia può spaventare: i prezzi sono esorbitanti. Secondo un’indagine condotta da Marketing Management, Istituto di ricerche statistiche e sondaggi di opinione, per la prima volta dal dopoguerra le famiglie hanno iniziato a risparmiare su biberon e bavaglini.
Nelle case italiane si taglia tutto, in caso di necessità, ma i bambini non si toccano. Purtroppo non è più così e la crisi economica sta ridimensionando i consumi. Nel 2012 gli acquisti per i bambini da 0 a 36 mesi si sono ridotti del 4,3% rispetto al 2011. Come sempre la spesa maggiore, quella che affonda maggiormente i bilanci, riguarda l’alimentazione (dal latte artificiale agli omogeneizzati).
Le mamme italiane stanno riscoprendo la meraviglia dell’allattamento al seno, che non fa solo benissimo al bambino (e alla donna), ma è gratuito. In calo anche il consumo di biscotti e omogeneizzati, che possono essere facilmente prodotti in casa. In questo modo il bimbo avrà un’alimentazione più controllata e sana.
Al secondo posto nella top list, ci sono i prodotti per l’igiene come salviette detergenti, olio, prodotti per il bagnetto, shampoo, latte detergente. Questo ramo è stato tagliato del 13 percento, mentre si arriva al 25 percento se si guarda la voce corredo per la nutrizione. In che cosa consiste? Bavaglini, frullatori, biberon, tettarelle, ma anche succhietti.
Intendiamoci, la crisi non sta riducendo all’osso la cura dei bimbi, semplicemente sta riducendo il superfluo. Abbiamo sprecato tanto e lungamente, forse questa può essere un’opportunità. La ricerca ha inoltre dimostrato che attraverso la ricerca di prezzi e/o offerte promozionali, le famiglie italiane hanno risparmiato 23,6 milioni di euro rispetto al 2011.
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