La Giornata Mondiale dell’Infanzia, celebrata qualche giorno fa, è stata l’occasione per fare il punto su una questione molto importante: il futuro dei bambini del mondo. Cosa ne sarà dei bambini fra 40 anni? Le loro condizioni di salute, la loro educazione, la loro istruzione sarnno migliori o peggiori di adesso? La rsiposta è: dipende. Dipende da dove nasceranno e, ahinoi, dipende dalle condizioni economiche in cui ciò accadrà.
La popolazione mondiale, infatti, aumenta e con essa il divario tra le condizioni di vita dei bambini ricchi e quelle dei bambini poveri. Secondo il rapporto presentato da Save the children le diseguaglianze nel mondo sono cresciute del 35 per cento con picchi preoccupanti in paesi come Perù, Bolivia, Ghana e Colombia ma il problema riguarda anche i paesi più ricchi e sviluppati. Dovunque i bambini provenienti da famiglie con un basso reddito corrono rischi maggiori di ammalarsi, di sviluppare condizioni di ritardo fisico e mentale, di non ricevere un’educazione adeguata.
E il futuro? Cosa riserva il futuro ai bambini a livello globale? Niente di buono a quanto pare. Entro il 2025 la popolazione mondiale, che attualmente è composta da sette miliardi di persone, ammonterà ad otto miliardi. Il nuovo miliardo di abitanti della terra saranno bambini, il 90 per cento dei quali nati nei paesi meno sviluppati tra cui la Nigeria che vedrà il maggiore aumento di abitanti sotto i diciotto anni.
Allo stesso tempo però diminuiranno le risorse destinabili alla cura dei più piccoli e aumenterà proprio nei paesi più popolosi a basso reddito la mortalità infantile che già adesso è doppia rispetto a quella dei paesi più sviluppati. La situazione è ancora peggiore per le bambine e per i bambini disabili. Quanto alle bambine basti pensare che in Indonesia le donne analfabete sono il doppio dei maschi. Peccato perchè l’accesso delle donne all’educazione primaria ha permesso di salvare quattro milioni di vite nel mondo.
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