La crisi economica colpisce duro le donne italiane, soprattutto se sono madri. Nel 2010 solo il 50 per cento della popolazione femminile del Belpaese aveva un’occupazione; il dato, seppure più basso della media europea di circa dieci punti, non sarebbe neppure troppo scoraggiante se non fosse che riguarda le donne che non hanno figli. La percentuale di donne occupate scende infatti al 45.5 per cento tra le donne che hanno almeno un figlio di età inferiore a 15 anni e al 35.9 per cento per quelle che hanno due figli. Questi i dati del rapporto Mamme nella crisi di Save the children, presentato lo scorso 18 settembre.
Quel che appare ancora più sconfortante è che tra il 2008 e il 2009 circa 800mila donne italiane sono state licenziate o poste in condizione di dover lasciare il proprio impiego in seguito a una gravidanza ed anche tra coloro che hanno mantenuto la propria occupazione le cose non vanno bene: mentre si registra un calo dell’occupazione femminile qualificata, tecnica e operaia, è aumentato il part time, inteso però esclusivamente come ripiego alla mancanza di occupazioni adeguate full time. Altissimo il rischio di povertà per le madri single e le donne straniere a fronte di una totale mancanza di risorse destinate all’infanzia svantaggiata.
Ancora peggiore la situazione per le donne che non hanno una laurea il cui tasso di occupazione supera appena il 30 per cento contro il 50.3 per cento dei coetanei uomini. In questo momento però sono esclusi interventi ad ampio raggio da parte delle istituzioni; non ci sono risorse economiche per fronteggiare adeguatamente l’emergenza. A dirlo è lo stesso ministro delle pari opportunità e del welfare Elsa Fornero. Cinque soli giorni di paternità obbligatoria costerebbero alla stato 70 milioni di euro al giorno e lo stesso vale per altre misure attualmente allo studio. Superfluo aggiungere che la natalità è in calo.
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