No al sale nelle pappe dei bambini, si rischia l’ipertensione infantile

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I pediatri sconsigliano vivamente, anzi vietano, di aggiungere sale alle pappe dei bambini. A questa regola bisognerebbe attenersi per più tempo possibile, pena il rischio, per i nostri piccoli, di sviluppare l’ipertensione già in giovanissima età ed incorrere da adulti in patologie ad essa correlate (infarto e ictus). A dimostrarlo è uno statunitense pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Pediatrics.

I ricercatori americani dei centri nazionali per il controllo delle malattie hanno svolto un ampio studio su un campione di oltre seimila bambini e adolescenti tra gli otto e diciotto anno dei quali sono stati monitorati lo stile di vita alimentare e i livelli di pressione del sangue per un periodo di tempo compreso fra il 2003 e il 2008.

Dalle analisi dei dati ottenuti è emerso che nelle 24 ore precedenti al rilevamento della pressione sanguigna e gli esami del sangue i bambini e ragazzi con i livelli di pressione più alta avevano consumato lo stesso quantitativo di sale dei loro genitori: quasi 4 mg contro i 2.3 consigliati dai medici americani.

Da qui, ritengono gli esperti, l’innalzamento del rischio di soffrire di ipertensione infantile, un disturbo che negli Stati Uniti è diffuso quanto l’asma e riguarda il 37 per cento della popolazione infantile. Rischio che, neanche a dirlo, aumenta in caso di sovrappeso e obesità ma che, è questa è la buona notizia, diminuisce immediatamente non appena vengono adottati sani stili di vita.

Osservare una dieta sana, diminuire quanto più possibile la quantità di sale aggiunto e fare più movimento sono i consigli dei pediatri di tutto il mondo (per lo meno di quelli del pingue mondo occidentale, diciamo così). E se consideriamo che il pericolo è rappresentato dal fatto che i bambini vengono fatti adeguare sin troppo presto al consumo medio familiare di sale, si capisce ben come noi adulti siamo i primi che dovrebbero darsi una “regolata”.

[Fonte]

Photo credit | Think Stock

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