Qualche tempo fa vi abbiamo parlato di uno studio italiano (condotto dal nostro Istituto Superiore di Sanità) secondo il quale consumare bevande alcoliche in gravidanza potrebbe danneggiare lo sviluppo neurocognitivo del bambino anche se le quantità sono modeste. Più precisamente, gli studiosi nostri connazionali sostenevano che se è vero gravi deficit cognitivi e comportamentali si manifestano nel bambino solo quando la quantità di alcol consumata dalla madre durante la gestazione è massiccia, è altrettanto vero che non esiste una quantità limite al di sotto della quale bere alcolici non rappresenta un rischio per il feto. I risultati di questo studio però vengono contraddetti da una ricerca condotta in Danimarca su un campione di oltre 1600 madri seguite per cinque anni. Gli studiosi delle Università di Copenaghen e di Aarhus hanno osservato gli effetti dell’assunzione di alcol sul feto a seconda che la quantità assunta dalla madre fosse bassa, moderata, alta o addirittura compulsiva (è chiaro che qui si tratta di casi limite).
Gli studiosi hanno quindi valutato il quoziente intellettivo, le capacità attentive, di pianificazione e di organizzazione e l’autocontrollo dei bambini nati da queste madri osservando come non vi fossero differenze sostanziali tra i figli di madri astemie e quelli di madri che avevano consumato alcol ragionevolmente. Non hanno quindi trovato alcun legame tra assunzione modesta di alcol in gravidanza e deficit neurocognitivi nel bambino.
Naturalmente la questione era del tutto diversa per le madri che bevevano più di nove bicchieri a settimana i cui figli mostravano significativi deficit di attenzione.
Gli studiosi danesi però avvertono: lo studio va approfondito. E’ solo un primo passo verso il chiarimento degli effetti che modeste quantità di alcol hanno sul feto. Nel dubbio quindi è meglio continuare ad astenersi ma se avete ceduto a un piccolo sorso in una grande occasione avete senz’altro motivo di stare più serene.
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