Il rischio di insorgenza di allergie a crostacei, noccioline e arachidi è doppio nei bambini che vivono in città. Questo è quanto emerge da uno studio i cui risultati sono stati pubblicati su Clinical Pediatrics. La ricerca ha coinvolto un campione piuttosto ampio: 40mila bambini e ragazzi statunitensi sotto i diciotto anni di età.
Gli studiosi della Northwestern University, coordinati dal pediatra Ruchi Gupta, hanno osservato che mentre in città la percentuale di bambini allergici sfiora il 10 per cento, in campagna questa percentuale è del 6 per cento. A raddoppiare è il rischio di allergia a nocciole e noccioline mentre risulta più che raddoppiato il rischio di allergia ai crostacei.
Il livello di gravità però non cambia; la vita di città non scatena dunque reazioni allergiche più violente di quanto non accada in campagna. Resta il fatto che negli Stati Uniti quattro bambini allergici su dieci sono già finiti al pronto soccorso per shock anafillattico o forti reazioni avverse agli alimenti incriminati. E la situazione è da attenzionare anche nel nostro Belpaese dove sono 270mila i bambini di età compresa fra uno e cinque anni allergici a uno o più alimenti.
Ma quali fattori rendono i bambini che vivono in città più soggetti allo sviluppo di allergie alimentari? Gli studiosi non sono in grado ancora oggi di dare uno risposta univoca ma esistono diverse ipotesi; fra queste vi sarebbe il contatto precoce con batteri buoni, quelli che fortificano le difese immunitarie, una possibilità negata ai bambini di città che invece rende i bambini dei centri rurali più resistenti alle allergie anche laddove esiste una predisposizione.
D’altro canto nei centri urbani potrebbero essere presenti nell’aria alcuni agenti inquinanti in grado di scatenare reazioni allergiche. La ricerca non si ferma e gli studiosi sono alla ricerca delle differenze di altri fattori allergizzanti, come i pollini, anche tra un Paese e l’altro.
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