Telefoni cellulari vietati ai minori di 10 anni, il consiglio dei pediatri italiani

Tenere lontani i bambini dai telefonini è davvero un’impresa. Da piccolissimi lo scambiano per un giocattolo e, appena diventano un po’ più maliziosi, intuiscono che non solo è un mezzo per comunicare, ma ha anche tantissime funzioni interessanti. Attenzione però perché gli esperti della Sip (Società Italiana di Pediatria) hanno deciso di mettere in riga le mamme italiane annunciando che sono pericolosi per la salute e per lo sviluppo psico-sociale del piccolo. Quindi? Sono vietati ai bimbi con meno di 10 anni.

Dieci anni sono pochi, starete tutte pensando. Non è così. Secondo le analisi svolte dai pediatri italiani, circa il 20 percento dei bimbi con circa sette anni (pensiamo quindi a un piccolo che a stento sa leggere) possiede un telefonino. Non possiamo fare una stima di quelli che sono i reali danni per la salute: non ci sono ancora studi sicuri su questo tema. È certo però che l’esposizione continua a certi campi non faccia bene. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) sostiene che i campi elettromagnetici a radiofrequenza siano potenzialmente cancerogeni.

Ora però non soffermiamoci solo sui problemi fisici. L’utilizzo costante e incontrollato di apparecchi elettrici crea dei danni anche di carattere psico-sociale, per questo sono sconsigliati sotto i 10 anni. Secondo gli esperti, i nuovi telefoni – come gli smartphone – ricchi di funzioni e di giochi sono dei validi strumenti, ma tendono a isolare ancor di più le persone. È pazzesco come uno strumento, nato per mettere in contatto, possa invece aumentare il senso di solitudine.  Spesso i genitori infilano il dispositivo nello zainetto del bambino, affinché possa chiamare o per sentirlo nel corso della giornata.

È un modo per controllarlo e per farci sentire più tranquille: qualsiasi cosa, può mettersi in contatto. Non è – secondo i medici – un atteggiamento giusto. È meglio insegnare ai bimbi a rispettare delle regole e a rivolgersi alle persone giuste quando non sono con noi: tipo le maestre a scuola. È inutile caricarli di una presenza virtuale, quando invece hanno necessità di essere disciplinati, ma sentirsi anche liberi di sbagliare.