Vi siete mai chieste perchè gli antibiotici vengono prescritti con tanta frequenza ai bambini anche quando non ce ne sarebbe bisogno? E’ proprio questa domanda che si sono fatti i pediatri della Sip (Società Italiana di Pediatria), riuniti a Congresso negli scorsi giorni a Roma, ragionando sui risultati del Rapporto Arno presentato mercoledì scorso e curato da Cineca (Consorzio interuniversitario di Bologna).
E se a chiederselo sono proprio i medici che questi farmaci li prescrivono, certo i dati devono meritare molta attenzione. Secondo quanto emerso dal Rapporto, infatti, nel 2010 un bambino su due (il 58 per cento) ha assunto almeno un farmaco; il 46 per cento delle prescrizioni si sono avute al nord, il 76 per cento al sud.
I più “bersagliati” sono i maschietti, specialmente quelli che non hanno compiuto ancora un anno, ai quali vengono prescritti molti più farmaci che non alle coetanee del sesso opposto. A ciascun bimbo sono state prescritte in media 2.7 confezioni di farmaci e nel 46 per cento dei casi si è trattato proprio di antibiotici.
I più gettonati, a seguire, sono gli antiasmatici (il 26 per cento) e i corticosteroidi (l’8.6 per cento). E se l’iperprescrizione di farmaci ai più piccoli era un fatto già noto, il dato più sorprendente, anche se non del tutto ignoto anch’esso, riguarda la motivazione celata dietro a questo aumento spropositato di somministrazioni.
Secondo Alberto Ugazio, pediatra e presidente della Sip, sono spesso proprio i genitori a premere perchè il medico prescriva antibiotici anche in caso di infezioni lievi perchè desiderosi di ottenere una guarigione più veloce (che consenta un più veloce rientro a scuola). Considerato che la sovraesposizione agli antibiotici rende i batteri più resistenti alla loro azione, c’è però da chiedersi perchè i pediatri cedano.
La buona notizia, se così si può dire, è che negli ultimi tredici anni la spesa per l’acquisto dei farmaci è calata: 36 euro contro 39. Questo grazie alla diffusione sempre crescente dei cosiddetti farmaci equivalenti.
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