A poche settimane dallo studio che metteva in relazione obesità in gravidanza e autismo e che, giustamente, ha fatto tanto discutere molte nostre lettrici, giunge, sempre dagli Stati Uniti, notizia di un altro studio condotto con lo scopo di individuare un possibile legame tra alcune variabili ambientali e l’insorgenza dell’autismo.
Stavolta il team di ricercatori impegnati nel Programma USA di Sorveglianza dell’Autismo del Center for Disease Control and Prevention mette sotto accusa il fumo di sigaretta. Il vizio di fumare in gravidanza, infatti, sarebbe correlato con alcune forme di autismo quali la sindrome di Asperger, un disturbo dello spettro autistico caratterizzato da disturbi relazionali in assenza però di deficit cognitivi e disturbi del linguaggio.
Lo studio ha coinvolto un campione molto ampio di bambini (oltre 600 mila) nati nel 1992, nel 1994, nel 1996 e nel 1998. Oltre 3 mila di questi avevano ricevuto la diagnosi all’età di otto anni. Nel 13 per cento dei casi le madri erano fumatrici che non avevavo smesso durante la gestazione. I numeri forse, mi permetto di osservare, non sono così significativi.
D’altra parte, la coordinatrice dello studio, la dottoressa Amy Kalkbrenner, precisa che lo studio non afferma con certezza che ci sia un legame tra insorgenza dell’autismo e fumo in gravidanza. Tuttavia, insieme al suo team si dice certa che questo aggiunga un tassello al complesso puzzle rappresentato dalle cause di insorgenza dell’autismo, che gli studiosi ritengono sia derivato da una interazione tra fattori genetici e fattori ambientali troppo difficile da chiarire.
Tanto difficile che forse alcuni studi è davvero il caso di prenderli con “le pinze”. L’insorgenza dell’autismo, infatti, già in passato è stata messa in relazione con una moltitudine di fattori, dall’obesità in gravidanza, come accennato, alle gravidanze ravvicinate, all’avanzata età del padre.
Per saperne di più:
Obesità in gravidanza e autismo, esiste un legame?
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