Che sia a virale o batterica, la meningite è un vero e proprio spauracchio, qualcuno l’ha addirittura soprannominata la peste della contemporaneità.
A causa delle gravi conseguenze che la meningite può provocare, molti sono stati i tentativi di arginarla, a cominciare dalla costituzione di veri e propri comitati che mirano a fornire un‘impegno dei cittadini per la tutela della meningite, per finire agli ampi dibattiti sull’uso della vaccinazione.
Poi come pochi giorni fa, una bambina di 12 anni muore a causa della meningite e i dibattiti si riaprono, i dubbi ricompaiono, così come le attribuzioni di colpa.
Susanna Esposito, Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica e Direttore della Prima Clinica Pediatrica alla Fondazione Policlinico di Milano ha così commentato:
Questo evento drammatico ripropone il problema dell’utilizzo della vaccinazione contro l’agente infettivo, non solo nei bambini dei primi anni di vita, ma anche nei soggetti a rischio di età superiore.
La faccenda della “vaccinazione” non è però così semplice, anzi i vaccini contro la meningite coprono solo alcune forme dell’infezione, in particolar modo quelle da menginococco e ora anche in parte pneumococco. I vaccini non eliminano totalmente il rischio della malattia, ma secondo alcuni esperti del campo farmaceutico possono largamente ridurre la possibilità che l’infezione si manifesti.
Susanna Esposito a questo proposito denuncia la scarsa vaccinazione dei malati cronici e nei soggetti a rischio, come quelli privi di milza o immuno-depressi.
La scarsa vaccinazione dipende però dal fatto che il vaccino, oltre a non eliminare il rischio di non prendere l’infezione, non è assolutamente indicato per i soggetti di età inferiore ai 24 mesi e in alcuni casi può causare controindicazioni, come dolore, eritema, febbre e tumefazione nel sito di inoculo del vaccino.
Inoltre alcuni medici di medicina alternativa sostengono che a causare e continuare a diffondere la meningite sono soprattutto i vaccini somministrati alle popolazioni africane e specialmente in Nigeria, in Etiopia e in Senegal, vaccini che provocano alla fine più problemi di quanti non ne risolvano.
La tesi di questi medici è che i vaccini possono essere utili sono in casi particolari e sotto stretto monitoraggio medico, quindi le vaccinazioni di massa non sono nè utili, tantomeno etiche, in quanto le controindicazioni e i possibili effetti collaterali non sono controllabili, aprendo la via a numerose potenziali contro-malattie e infezioni.