Devo ammettere che la curiosità c’è. Aspetto con interesse la prima italiana di “24 ore in sala parto”, la serie tv che arriva da stasera su Real Time alle 23. Questo programma sarà un po’ diverso da quelli cui siamo abituati perché vuole documentare l’avventura dei genitori dal travaglio alla nascita.
Devo ammettere che non amo molto le telecamere e pensare di essere ripresa in un momento così intimo (e soprattutto senza freni inibitori) un po’ potrebbe imbarazzarmi, ma al tempo stesso trovo che sia interessante poter assistere alle gioie di queste famiglie. Questa serie è stata girata in un reparto di maternità, in uno degli ospedali più importanti della Gran Bretagna e la Bafta l’ha premiata come Miglior Serie Factual.
Le vere protagonista, ovviamente, sono le mamme pronte a dare al mondo (in questo caso possiamo proprio usare questo termine) il loro piccolino, che potrebbe essere il primo o il quarto. Non dico il quarto a caso perché tra le partecipanti alla serie c’è anche una donna di nome Tracey (37 anni) alla quarta gravidanza. Come sempre accade nei programmi tv non c’è sono l’aspetto pratico della questione (il parto) ma la storia e le implicazioni emotive: donne che si devono confrontare con le loro paure, con le complicazioni di travaglio complicato o con storie drammatiche (c’è chi sta per diventare mamma dopo un lutto).
Real Time offre quindi una spettacolarizzazione (per usare un termine televisivo) del parto, ma non è la prima volta. Non dimentichiamoci della famosa serie tv “Non sapevo di essere incinta”, in cui ci sono queste donne che si recano in ospedale perché non si sentono bene (c’è chi pensa una congestione, chi l’influenza, chi un male oscuro) e invece si ritrovano a mettere al mondo un bambino. Insomma, la sala parto non è più un luogo così misterioso.
Photo Credits| ThinkStock